ca. 3150 - 3050
Su questo periodo non si può riferire molto di attendibile salvo la presenza in Egitto di culture Neolitiche che, sottoposte ad un'attenta valutazione, risultano essere molto primitive.
A seguito di approfonditi studi, gli archeologi hanno distinto queste culture in tre categorie: la Badariana, la Amratiana e la Gerzeana.
Su questa epoca non può essere detto tanto di più salvo che, da rilevazioni archeologiche, queste popolazioni risultano essere state capaci di scheggiare le selci per produrre utensili; di fabbricare oggetti di ceramica, anche se di qualità molto grezza e che coltivavano cereali e addomesticavano animali. Successivamente vi furono delle culture un pò più avanzate che saranno classificate dagli archeologi come "predinastiche".
Oltre a ciò non rimane molto da dire, anche perché, fino ad oggi, non sono stati trovati resti di edifici ma solo ed esclusivamente dei siti funerari in cui le tombe, sempre sotterranee, avevano anche funzione religiosa.
I pochi resti archeologici esistenti di questo periodo remoto possono essere trovati in un apposito settore al Museo egizio del Cairo. Sulla datazione di questo periodo, come per molte altre questioni sull'Antico Egitto, esiste una forte contrapposizione tra gli archeologi accademici e quelli "indipendenti".
I primi collocano l'epoca arcaica solo ed esclusivamente nell'arco di tempo delimitato dal IV millennio a.C., mentre i secondi vedono questo periodo dilungarsi per più millenni.
Quest'ultima ipotesi non è certamente nuova in quanto, secondo Eusebio, Manetone testimonia nella sua storia che le origini dell'Egitto faraonico risalgono a tante migliaia di anni molto più indietro dei fatidici 4000 anni prima dell'era cristiana.
Sempre su tale punto afferma che Menes non sia stato il primo Faraone ma che, prima di lui, siano esistiti molti altri re Faraoni suddivisi, a loro volta, in tre distinte epoche: la prima, quella del regno dei semidei; la seconda quella del regno dei re-Horus (entrambe per un periodo complessivo di 15.150 anni); la terza quella dei re predinastici durata per altri 13.777 anni; in tutto 28.927 anni prima di Menes.
Il cristiano Eusebio di Cesarea, nel riportare un dato così elevato, si preoccupò bene di commentare, l'affermazione di Manetone, ridimensionando la durata come segue: "l'anno io ritengo tuttavia che sia un anno lunare consistente in trenta giorni: quello che noi ora chiamiamo un mese, gli egiziani lo definivano un anno".
Così facendo Eusebio compresse i 28.927 anni solari in "anni lunari" riducendo, la cifra, a 2206 anni prima di Menes.
Su questo punto, invece, Manetone non fu l'unica fonte, infatti, solo per i più curiosi aggiungo che, in merito all'esistenza delle epoche predinastiche, esiste una valida fonte diretta costituita da un papiro della XVII Dinastia (ca. 1400 a.C.), conservato nel Museo Egizio di Torino, nel quale viene affermato quanto Manetone aveva scritto.
(Dalla I alla III Dinastia: ca. 3050 - 2890 a.C.)
La motivazione che ha indotto gli archeologi a definire quest'epoca, "protodinastica", consiste nel fatto che l'Egitto in questo periodo era diviso un due stati, ciascuno dei quali era governato dal suo rispettivo sovrano.
L'epoca protodinastica è stata definita dagli studiosi "epoca Thinita" in quanto la capitale del regno in questo periodo era This (le rovine di questa città non sono state ben localizzate ma si presume che si trovino nelle vicinanze dell'antica città di Abidos ).
Per quanto riguarda la suddivisione della Valle del Nilo in due distinti regni, risulta assai preziosa, quale testimonianza certa, la Pietra di Palermo.
Questa riporta i nomi dei Re precedenti allo stesso Narmer (il faraone che unificò i 2 regni), ma oltre ad essere frammentaria, è di difficile lettura perché, come era in uso presso gli egizi, assegna a ciascun Faraone più nomi (fino a cinque nelle ultime dinastie) oltre a più attributi sacri.
E' stato accertato che i due regni ebbero, oltre ai loro rispettivi Sovrani, diverse capitali: per il regno del Basso Egitto la città di Pe, situata all'estremo Nord del delta più conosciuta, in seguito, come Buto (perchè con questo nome fu ribattezzata dai greci) e posta sotto la protezione della dea Cobra Edjo (fig. 2 ); al Sud, per il regno dell'Alto Egitto la città di Nekheb, situata nei pressi di Jeracompoli, e posta sotto la protezione della dea avvoltoio Nekhebet (fig. 2).
Le date relative alla durata del regno di ogni singolo Faraone, sono molto incerte; l'unico dato attendibile è quello testimoniato da una famosissima tavoletta in pietra, detta successivamente di Narmer (fig. 3), nella quale è riportato che questo sovrano, detto anche "Re Scorpione" fece il tentativo di unificare il paese.
Già in questo periodo il monarca veniva identificato con il dio principale: Horus, e il governo faraonico era già organizzato con una, anche se non ben definita, gerarchia statale ed ecclesiastica. Dopo l'unificazione dei due regni, da parte di Narmer, la raffigurazione dell'intero Egitto conservò l'immagine delle due dee quale simbolo dei due territori unificati.
Secondo le convinzioni della maggior parte degli archeologi, i due regni, oltre ad essere separati, in alcuni momenti della loro storia, sarebbero stati fortemente ostili tra di loro. In effetti ciascun territorio, anche dopo la riunificazione, mantenne una palese separazione organizzativa e amministrativa.
Questo aspetto ha indotto molti studiosi a credere che in realtà l'unificazione dei due regni, attuata molto tempo prima di Narmer e durata 3000 anni, riguardasse non tanto l'unificazione politico-sociale ma quella teologico-spirituale, più importante e meno visibile.
Questa idea, oltre ad essere molto interessante in se stessa, ci fa comprendere come il "principio della dualità" negli antichi egiziani non fosse un'ossessione federalista e di basso profilo politico, ma che la "dualità territoriale del regno" stava a rappresentare uno dei massimi principi archetipi che i re Faraoni intesero rappresentare anche nella vita di tutti i giorni.
Subito dopo la fusione dei due regni la capitale dell'Egitto unificato divenne Memphis. I segni salienti di questa epoca che meritano essere sottolineati sono l'uso della scrittura geroglifica e il culto di un Dio Supremo, di nome "Horus", rappresentato con l'immagine del falco.
Dei documenti elaborati posteriormente dagli stessi scriba reali, risulta che tutti i Sovrani predinastici venivano designati con il titolo di "Servitori di Horus", mentre i credenti venivano riconosciuti come "i Compagni di Horus".
Con il trascorrere dei secoli queste figure furono trasformate dall'immaginario collettivo in esseri mitici, di natura semi divina, avrebbero governato l'Egitto nel periodo anteriore al 3200 a.C..
Conseguentemente tutte le dinastie antecedenti a quelle storiche da noi oggi conosciute furono considerate dal popolo, e dagli stessi faraoni regnanti, come dinastie divine.
DINASTIA I
(ca. 3050 - 2890 a.C.)
La I Dinastia non durò più di 160 anni. In questo arco di tempo regnarono, presumibilmente, solo 5 Faraoni e cioè:
Menes, Aha, Zer, Zet Den,
ma alcuni studiosi propongono la seguente lista di Sovrani: Menes, Aha, Atoti,Zer, Uazi, Den, Azib, Semerkhet e Kaa. Su di loro si può dire poco in quanto non esistono riscontri certi sulla datazione dei loro periodi di regno.
Il re Menes, il primo della prima dinastia, presumibilmente, fu il successore di Narmer. Alcuni archeologi invece, ritengono che questi due re fossero la stessa persona.
Ad ogni modo, è generalmente accettato che il re Menes abbia avuto il merito di unificare i due regni del Nord e del Sud fino a quest'epoca indipendenti e sovrani, e che abbia eletto Menfi come capitale.
Successivamente, o forse nel contempo, questa città oltre a divenire il principale centro politico fu anche un potente centro religioso per l'intero paese.
Secondo altri studiosi, sembra invece che l'unificazione dei due stati sia stata portata a compimento non dal re Menes ma dal suo successore, il re Aha.
Ad ogni modo ritengo che la cosa più interessante sia il significato simbolico-sacrale dell'unificazione dell'antico Egitto. Infatti i Faraoni, quali simboli viventi dell'Egitto, nell'esercizio del potere regale e sacerdotale, conservarono sempre la doppia corona dei due regni (fig. 4) e tra i tanti titoli regali del Faraone, i più usati erano: "Re dall'Alto e Basso Egitto" o, più significativamente "Signore delle due Terre".
L'istituzione monarchica, nell'antico Egitto, per l'intero ciclo di 3000 anni, ebbe politicamente un'impostazione "federale" mentre dal punto di vista religioso fu assolutamente teocratica.
II DINASTIA
(ca. 2890 - 2649 a.C.)
Nonostante la scarsità di testimonianze, in questo periodo risulta che abbiano regnato i Faraoni
Hotepsekhemui, Raneb, Ninether, Peribsen, Khasekhemui
e, come per la prima Dinastia, esiste una seconda probabile lista: Hotepsekhemui, Nebra, Raneb, Ninether, Uneg, Sekhemib, Peribsen, Sened, Neferkara, Neferkasokar, Huzefa e Khasekhemui.
Di questi re non si hanno molte notizie tranne che per Peribsen il quale, per ragioni sconosciute, si identificò con Seth invece che con Horo.
In questo periodo sembra, infatti che Nord e Sud si siano separati e che il Regno meridionale abbia preso Seth come emblema.
Al contrario, invece, si può dire molto attraverso un attento studio dei resti archeologici risalenti a questa dinastia, sugli effetti che l'unificazione delle "due Terre" ebbe, sia sul piano della qualità della vita sia sul piano delle conoscenze scientifiche.
Da questo momento, in maniera del tutto misteriosa, l'Egitto unificato mostrò capacità elevatissime, come vedremo, in moltissimi rami della scienze quali, ad esempio, la scrittura, l'architettura, la matematica, la medicina, l'astronomia, la mitologia, il simbolismo e, infine, nell'elaborazione di un complesso elaborato sistema teologico.
Il divario, nel raffronto con l'Egitto predinastico, è strabiliante perché il salto evolutivo si è verificato solo in un ridottissimo arco di tempo durato qualche secolo e, fatto ancor più stupefacente, è la modernità di moltissime delle loro conoscenze scientifiche e teologiche che ancora oggi meritano attenzione profonda.
A questo proposito richiamo l'attenzione del lettore sul fatto che tra i reperti archeologici predinastici non appaiono tracce di scrittura mentre, dopo pochi secoli, già a partire dalle prime dinastie, emerge la scrittura geroglifica che, all'esame degli esperti, si mostra, ancora oggi, come un sistema di comunicazione grafica molto sofisticato.
(Dalla III alla VI Dinastia: 2649 - 2150)
L'Antico Regno comprende quattro dinastie di grandi faraoni famosi per la loro saggezza che regnarono dalla III alla VI Dinastia, per circa 499 anni. Sulla classificazione delle dinastie, appartenenti a questo periodo, si deve dire che alcuni studiosi considerano la III appartenente all'epoca protodinastica, mentre altri la ritengono a pieno titolo, parte integrante dell'Antico Regno.
Per quanto mi riguarda credo che la seconda ipotesi sia quella più giusta.
Tutti gli studiosi, valutando questo periodo, sono concordi nel considerarlo uno dei più importanti nella storia delle 30 Dinastie (31 secondo Manetone).
In questa epoca sorsero, infatti, per la prima volta nella storia dell'uomo, oltre alle grandi costruzioni in pietra di Dashur, di Saqqara e di Giza, anche i fondamenti teologici di una religione basata sulla geometria sacra e sulle più profonde e misteriche verità della creazione e della generazione divina.
Mai, nella storia dell'umanità, come in questo periodo dell'Antico Egitto, le istanze dell'uomo furono così decisamente orientate alla comprensione totale e alla riconquista, sia da parte dell'individuo sia dall'intero popolo, di una perduta o, forse, dimenticata Divina Natura.
Non si può fare a meno di pensare che sia stata quasi un'ultima "età dell'oro" dell'umanità uguale a quella mitica in cui l'uomo, qualora lo voglia, potrà tornare a possedere i valori più elevati della spiritualità e della conoscenza.
Due furono gli aspetti che caratterizzarono il profilo dell'Antico Regno, e che meritano particolare attenzione:
il primo riguarda il ruolo svolto dai faraoni particolarmente attivi e significativi sul piano sacrale e sacerdotale invece che sul piano politico;
il secondo aspetto riguarda il contributo determinante dei costruttori e degli architetti delle grandi strutture templari e funerarie dei quali, purtroppo, ancora oggi si conosce molto poco.
Infatti le storie e le leggende che Erodoto (V Sec. a.C.) narrò su questi leggendari costruttori non risultano sufficientemente documentate e approfondite, pertanto si è affermata la ben nota la diffidenza degli studiosi in merito alle storie raccontate dallo storico greco, a causa della impossibilità di accedere ai segreti in possesso dei sacerdoti egiziani.
Inoltre, lo stesso Erodoto talvolta dichiarò molto esplicitamente di non poter rivelare quanto era di sua conoscenza, perchè le stesse fonti alle quali aveva attinto informazioni, erano di modesta attendibilità.
III DINASTIA
(ca. 2649 - 2575 a.C.)
Da questo momento della storia egiziana la civiltà dell'Antico Egitto compare in tutto il suo splendore. L'abbondanza dei ritrovamenti archeologici ci consente una lettura vasta e approfondita tanto da comprendere la struttura sociale e religiosa di questa antica civiltà in questo periodo della sua esistenza.
Nella III Dinastia, nell'arco di tempo di 74 anni circa, regnarono i Faraoni:
Sanakht (2649/2630), Zoser (2630/2611), Sekhemkhet (2611/2603), Khaba (2603/2599), Huni (2599/2575).
Credo che non vi siano dubbi sul fatto che Zoser, tra questi, sia stato il più grande.
Il regno di questo Faraone rappresenta, infatti, un riferimento di fondamentale importanza per la comprensione dei valori e dei fondamenti spirituali che, nei secoli successivi, porteranno alla formazione e alla crescita del pensiero religioso e iniziatico dell'intero occidente.
Zoser, come è oramai noto, fece costruisce la grande Piramide a gradoni e l'annesso complesso monumentale funerario di Saqqara come "i Re dei due Regni" che in età predinastica usavano farsi costruire ampie tombe di mattoni e fango, ricoperte all'esterno da gesso ornato da dipinti.
Ai nostri giorni, queste sepolture sono chiamate "mastabe" in quanto, essendo in rovina e ricoperte di sabbia, il loro aspetto esterno ha assunto la forma di una grande panca che, in arabo, si dice per l'appunto "mastaba".
Ebbene, oltre al complesso funerario di Zoser, nella grande e assolata pianura di Saqqara, si trovano molte mastabe che, anche se all'esterno si mostrano malridotte, all'interno, specialmente nella parte sotterranea, sono state trovate, invece, in buono stato.
Zoser, nel riaffermare con forza l'unità del regno, oltre a far edificare la piramide a gradoni di Saqqara, fece costruire gli edifici sedi del governo reale, in pietra e non più in mattoni di fango e paglia introducendo una importantissima innovazione nel settore dell'architettura dell'epoca.
Il sistema religioso che prevalse definitivamente, sotto i re di questa Dinasta, fu quello della teologia eliopolitana e dello sviluppo delle leggende osiriache nate, secondo le innovative convinzioni degli egittologi "indipendenti", a causa di inspiegabili e poco prevedibili grandi mutamenti.
I Re di queste dinastie, infatti, spinti o ispirati non si sa da chi o da che cosa, avviarono con grande determinazione, oltre alla riorganizzazione dello Stato da poco unificato, anche la definitiva strutturazione teologica della religione egizia che, come si vedrà, rimarrà per i successivi 3000 anni pressoché invariata.
La figura del sovrano, proprio a partire dalle dinastie dell'Antico Regno, ebbe un ruolo centrale, rappresentando istituzionalmente la religione che, a buon titolo potrebbe essere considerata religione di stato, e come Pontefice Massimo, diretta emanazione sulla terra "piano visibile", della divinità Una.
Sempre secondo questo principio teologico, "Atum" "l'Uno Tutto", dal "piano invisibile", per mezzo del Faraone suo consapevole tramite, avrebbe potuto avviare, finalmente, quale atto ultimo della rigenerazione dell'uomo, un lunghissimo processo di reintegrazione del molteplice, cioè degli uomini, nell'unità del Tutto.
In poche parole nel "Re - Faraone" coesistevano, in totale armonia, i principi di regalità e dell'Alto pontificato. Per queste ragioni si instaurò nell'Antico Egitto l'uso di seppellire il sovrano all'interno della Piramide che, subito dopo la morte, oltre ad accogliere le spoglie del faraone sarebbe servita al suo spirito, quale nuova lucente stella, per raggiungere l'ultima dimora negli infiniti cieli.
Parlando di questa dinastia, non si può tacere il nome dell'architetto medico Imhotep, consigliere ed amico di re Zoser.
Questo personaggio ebbe una così grande fama di sapiente che, già in vita, per l'ampiezza e la grandezza delle sue conoscenze, ebbe grandi onori e fu molto amato dal popolo.
Anche dopo la sua morte, la sua saggezza rimase viva nella memoria degli uomini tanto che, durante il medio regno, fu divinizzato come discendente, addirittura, del Dio Ptah. Ancora più tardi i Greci lo trasformarono nel Dio Asclepio (Esculapio) protettore della medicina.
Fu proprio Imhotep che a Saqqara iniziò ad usare blocchi di marmo squadrati per costruire strutture architettoniche che, precedentemente venivano costruite con mattoni (in fango e paglia essiccati al sole) poco costosi, di facile impiego, ma friabili e deperibili nel tempo.
IV DINASTIA
(2575 - 2465 a.C.)
Anche se il passaggio dalla III alla IV dinastia fu abbastanza breve (poche centinaia di anni), l'organizzazione sociale e religiosa dell'Antico Egitto compì progressi talmente giganteschi che, ancora oggi, risultano poco prevedibili e di difficile lettura.
I faraoni che si successero durante questa Dinastia furono:
Snefru (2575/2551), Khufu (Cheope) (2551/2528), Radef (Dedefra) (2528/2520), Khafra (Kefren) (2520/2494), Menkaura (Micerino) (2494/2472), Shepsekaf (2472/2467).
Questo periodo, uno dei più interessanti e misteriosi dell'Antico Egitto, fu contrassegnato dalla costruzione delle grandi Piramidi e dell'accentramento, nelle mani della famiglia reale, di un potere politico e religioso assoluto.
Tre Faraoni di questa dinastia costruirono le loro piramidi sull'altopiano di Giza che, in ordine di grandezza e di successione temporale furono chiamate rispettivamente: la piramide di Khufu (Cheophe), di Khafra (Kefren) e di Menkaura (Micerino).
In particolare Khafra, secondo l'opinione di molti egittologi accademici, fu il costruttore del misterioso complesso templare riguardante la Sfinge e il tempio situato di fronte ad essa.
Non è della stessa opinione, invece, una folta schiera di archeologi "liberi" i quali, specialmente in questo ultimo decennio, hanno sostenuto che la Sfinge sia stata costruita molte migliaia di anni prima della IV Dinastia.
Tornando a parlare dei sovrani di questa dinastia e, in special modo dei tre destinatari delle piramidi di Giza, è giusto dire che non usarono mai il loro grande potere scientifico a scopo imperialistico e militare ma la loro azione fu sempre rivolta ad organizzare ed amministrare, con grande saggezza, il proprio regno.
Anche la religione, in questo periodo, fece grandi passi esplicitando come la "Divinità Una", sempre sul "piano invisibile", ebbe, all'inizio dei tempi, una fase di "non manifestazione" rappresentata da "ATUM" e, susseguentemente, una fase di "manifestazione" rappresentata da "RA", il disco solare. I teologi dell'epoca, conseguentemente, volendo rappresentare con un'unica parola i due aspetti della Divinità (Dio immanifesto e Dio manifesto), credettero bene di farlo sintetizzando la "Sublime ed Ineffabile Verità" con il termine "ATUM-RA".
V DINASTIA
(2465 - 2323)
I Faraoni che regnarono in questo periodo furono:
Userkaf (2465/2458), Sahura (2458/2446), Neferirkara/ Kakai (2446/2426), Shepseskara - Ini (2426/2419), Neferefra (2419/2416), Neuserra (2416/2392), Menkauhor (2396/2388), Zedkara - Isesi (2388/2356), Unis (2356/2323)
L'ultimo di questi Re, Unis (o Unas secondo altre differenti versioni), merita un approfondimento perchè nella piramide che questo sovrano si fece costruire come ultima dimora venne inaugurato, se così si può dire, l'uso di scolpire sulle pareti della sala sepolcrale una lunga trascrizione dei testi sacri usati in questo periodo.
Contrariamente al passato in cui, all'interno delle Piramidi non veniva riportata alcuna trascrizione, come si può osservare sulle pareti delle piramidi di Khufu (Cheope), di Khafra (Kefren) e di Menkaura (Micerino), nella piramide di Unis, e in moltissime altre, costruite successivamente, furono riportate le iscrizioni denominate, poi, dagli egittologi "Testi delle Piramidi".
Il significato profondo contenuto in questi e altri testi, dei "Sarcofagi", sarà ampiamente trattato nella parte del testo riservata alla religione degli antichi egizi.
In questo periodo vengono costruiti templi solari e complessi funerari di grandi dimensioni, mentre le numerose piramidi risultano più piccole e di qualità tecnica inferiore rispetto a quelle della IV dinastia.
I faraoni di questa dinastia, fortemente ispirati dai loro predecessori, permisero e, forse, incoraggiarono l'accrescimento del potere dei sacerdoti di Eliopolis, tanto da affermare definitivamente come il maggiore tra i culti, quello solare di Ra.
Ad ogni modo, è importante sottolineare che, nell'Antico Egitto, durante i suoi lunghi 3000 anni di storia non vi fu mai una forte prevalenza di una scuola teologica sull'altra.
Conseguentemente, le altre forme di culto alle quali erano legati le rappresentazioni religiose, Templi e città forse preesistenti alla teologia solare eliopolitana non vennero mai escluse dal culto popolare ma considerate di pari dignità rispetto al culto di stato.
Infatti, compiendo uno studio comparato delle religioni più antiche, si può quasi sempre constatare che, in fondo ad ogni credo religioso, è presente la stessa sostanza: il "DIO UNICO"; culti e riti differenti altro non sono che diverse modalità di contatto con la stessa divinità.
In questo periodo, con l'affermarsi del potere amministrativo e sacerdotale periferico, anche se delegato dal Faraone, unico e reale mediatore tra il cielo e la terra, si ebbe un indebolimento del potere reale centrale e si affermò un sistema di governo locale simile al nostro feudalesimo.
Nello stesso tempo il culto di Osiride divenne rapidamente un culto popolare.
VI DINASTIA
(2323 - 2150 a.C.)
I sovrani che regnarono in questo periodo risultano essere:
Teti (2323/2291), Pepi I (Merira) (2289/2255), Merenra (2255/2246), Pepi II (Neferkara) (2246/2152).
Dall'esame di molte trascrizioni risulta che i re di questa dinastia affrontarono, oltre a molti disordini politici interni, anche prolungate e dannose piene del Nilo. Medesimamente anche l'arte e l'architettura subirono abbassamenti di livello sia nella qualità sia nelle dimensioni delle stesse costruzioni.
Infatti dopo il regno di Pepi II, che sembra abbia regnato per ben 94 anni, la pacifica e inarrestabile evoluzione della civiltà egiziana subì, per cause non ancora ben note, una vistosa battuta di arresto.