Antico e Primitivo Rito di Memphis e Misraïm
Sovrano Santuario Italiano
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Pubblicato in memoria dell'Ill:. mo e Pot:. mo Fr:.
Carlo Gentile 33:. 66:. 90:.
Patriarca Sublime Maestro della Grande Opera
PRESENTAZIONE
La raccolta degli ultimi Lavori del Carissimo Fratello Carlo Gentile, riuniti in questi atti, è certamente il migliore riconoscimento da parte di noi tutti all'Opera da Lui svolta.
Esempio di grande umiltà e di realizzata Maestria Muratoria, operò instancabilmente alla diffusione della conoscenza dell'Arte Regia, celebrando, in ogni suo Lavoro la Scienza della Vita e della Verità. Lo avemmo vicino avveduto consigliere, nei momenti più difficili della vita del Nostro Venerabile Rito; non uscirono mai dalle sue labbra che parole di bene, di armonia e di cooperazione fraterna. Ora l'Ill:. mo e Pot:. mo Fr:. Carlo Gentile 33:. 66:. 90:. Patriarca Sublime Maestro della Grande Opera, Grande Oratore, Ministro di Stato del Supremo Consiglio dei Sovrani Grandi Ispettori Generali dell'Antico e Primitivo Rito di Memphis e Misraïm, ha varcato l'Amenti.
Osiride lo ha accolto nella sua Barca per condurlo nei campi delle rugiade, tra i Glorificati delle Canne, all'Oriente Eterno, ove risplende la Luce di Ra.
Le porte del Sovrano Santuario Celeste si sono aperte, i Maestri invisibili lo hanno accolto nella loro Comunione per ammantarlo delle vesti di Gloria riservate ai Sacerdoti dell'Eterno.
Carissimi Fratelli Maestri che l'esempio e le virtù di questo Maestro passato oltre il Velo rimangano impresse nella nostra Mente e nella nostra Anima.
Salute e Fraternità a Voi tutti
Giancarlo Seri 33:. 90:. 97:.
Sovrano Gran Maestro
Gran Commendatore
Gran Hyerophante Generale
Dato dalla Sede Magistrale il giorno Ventiduesimo del mese di Athir, 3276 Anno della Luce d'Egitto e 18 Novembre 1984 E V
Al Ser:. mo e Ven:. mo Fr:.
Giancarlo Seri 33:. 90 :. 97:.
Sovrano Gran Maestro
Gr:. Comm:. Gran Hyerophante Gen:.
Mi pregio affidare alla Vostra Saggezza, l'acclusa comunicazione per il Seminario Permanente di Studi sull'Arte regia del 27 p.v.. Ho ritenuto utile -sia pure in rapidità di sguardo- evidenziare 4 prospettive di cose e quindi: l'Alchimia della Muratoria Operativa, Mistica, Sacerdotale, e Cavalleresca.
Inoltre, poiché da quando mi avete fatto l'onore di darmi l'incarico per il Congresso "Pitagora 2000" del 1984 sto studiando le componenti pitagoriche della cultura nella visuale dell'Antico e Primitivo Rito di Memphis e Misraïm e la presenza dell'iniziazione egiziana nella Scuola di Pitagora, confido riuscire in tempo a sottoporVi anche le prime pagine (per così dire) della futura relazione adeguatamente collegate all'argomento del prossimo giorno 26 Novembre:
"L'Antico e Primitivo Rito di Memphis e Misraïm nella realtà muratoria italiana". La dizione "realtà " mi è parsa felicemente significativa e provocatrice di riflessioni, in quanto richiama la spiritualità (la nostra realtà vera) e quindi il campo ove l'apporto della tradizione Ermetico- neoplatonica del Rito di Memphis e Misraïm potrà emergere in tutta la sua evidenza.
Con fraterno rispetto ed intensa affettuosità e desiderio di riabbracciarVi e Tutti con Voi
Carlo Gentile 33:. 66:. 90:.
Foggia 11 Novembre 1983
DAGLI ATTI DEL SEMINARIO
LIBERA MURATORIA ED ALCHIMIA: l'ARTE REGIA
PREMESSA
La Muratoria: la società che pone a base della propria esistenza stessa, l'impegno dell'individuo a trasformare sè, procedendo dalle TENEBRE alla LUCE. L'Alchimia: la tecnica -famosa fino a toccare la leggenda- della TRASMUTAZIONE della "materia", interpretando la dinamica occulta della NATURA.
Trovare il punto preciso di contatto tra le due cose è certo difficile e potrebbe essere davvero un segno o una fulgurazione dell'Arte Regia. Mi pongo quindi, al momento, un tema di orientazione: quali Possano essere le linee dell'ispirazione alchemica in alcune caratterizzazioni tradizionalmente rilevanti della Libera Muratoria.
Per ciascuna figura paradigmatica, cercherò di conchiudere con una postilla di documentazione, possibilmente poetica; perché l'Arte -diceva Platone- può essere anche la trascrizione che il rapsodo esegue, di una dettatura degli Dei.
L'ALCHIMIA NELLA MURATORIA OPERATIVA
Dalla completezza del saggio di Carlo Hoede su i Maestri Comacini (R. L. Quator Coronati di Bayreuth, trad. di Fernando Vidotti nel I° Quaderno del gruppo di ricerca di Bologna, 1980), si ricava, tra l'altro, una notizia che considero una misteriosa testimonianza alchemica tra i Liberi Muratori Operativi: il Simbolo del Serpente trasferito nelle Colonne delle Chiese. Il serpente elevato da Mosè per espressa volontà divina, compare sul Tau e già rientra nell'esoterismo biblico. Hoede (e le sue autorevoli fonti) riprende il tema e conduce l'immagine fino all'araldica ghibellina (il biscione dei Visconti) ed alla magia: in Benevento (patria di un albero di ispirazione druidica e poi trasfigurato dalle leggende nel "noce delle streghe") sarebbe ancora custodito "il serpente bicipite di bronzo."
Il fatto è che i Longobardi (pagani e mai forse completamente cattolicizzati) avevano conservato il culto del Serpente. Noto però che esso già doveva esistere in Italia, se è vero che, durante la guerra greco-gotica, quando la fame costringeva la gente a riesumare i cadaveri per sfamarsi, riaffiorano superstizioni pagane, quali l'adorazione della Vipera. Ancora Hoede: "San Michele, protettore dei Longobardi ed espressione di tradizioni solari e di Mitra, è raffigurato dominatore del serpente e perfino tra due serpenti, come Ercole. I Comacini trassero dai Longobardi notevole protezione che fu esempio di dominatori succedutisi in Italia, e la loro zona di influenza divenne europea. Il motivo serpentiforme si sviluppò nella Colonna intrecciata (a san Quirico d'Orcia, Wurzburg, Budingen, Oberstrese e altrove)".
Nel linguaggio alchimistico il Serpente indica il Mercurio, onde il Caduceo ermetico presente con il bastone (il Telesma) alato, l'energia equilibratrice del dualismo universale, ed il principio (ligneo) del Fuoco. Siamo dinanzi all'archetipo della purificazione (verso cui Mercurio guidava le anime dei trapassati) e dunque dell'eterno ritorno di Eraclito (il mondo rinnovato nel Fuoco) ed alla Apocatastasi dei Padri d'Oriente (la liberazione definitiva dal giogo del Male, con la scomparsa della Terra, opera demiurgica divenuta inutile). Siamo giunti infine al punto d'arrivo di tutte le trasformazioni, all'ideale dell'ALCHIMIA. Per questo il serpente rievoca il passaggio del Mar Rosso, la liberazione, e con le immagini dell'umidità e del Giordano, l'ergersi verso il proprio destino in alto, del modello umano, nato di acqua e di cenere. Con le loro originali colonne i Maestri Comacini davano dunque l'immagine della trasmutazione (in armonia con quella cristiana catartica orientale):il mistero restava per i profani, non per gli edotti della virtù del Serpente.
APPENDICE: la leggenda degli Ofiti
Camminando sulle fluttuazioni del Chaos, la Grande Luce fece discendere nella profondità la goccia irradiante di Sofia. Lo spazio fu percorso dal fremito della vita e scorsero le acque, mentre in alto prendeva il Settenario delle Potenze. Ma per necessità di mistero, quell'unico Potere si lacerò indefinitivamente e dalla oscillazione delle FORZE emerse il NOUS ossia il SERPENTE. Egli raccolse, riscaldò ed alimentò nelle sue spire le forme visibili, la prima fu lo Spirito, la seconda l'anima e la terza la irrefrenabile sequela dei corpi. Quando Jadalbaoth si nominò Dio e richiese obbedienza all'uomo terrestre, nel cui corpo stesso sulla terra aveva soffiato l'alito vitale, questi si chiamò Adamo, e restò chiuso nell'illusione della solitudine.
Le Potenze allora diedero vita alla Donna terrestre, Eva, ed ambedue erano nel giardino di Jadalbaoth, ignari della loro origine. Essi furono quindi illuminati, per volontà di Sofia, da Nous, mostratosi ancora serpente. Banditi dall'ira del loro Padre illusorio, essi presero su di sè le immagini fisiche, e l'Uomo cinse il primo grembiule di pelle per assolvere al LAVORO che lo rendeva egualmente schiavo e libero. Fino a quando la sapienza di Sofia invocò dalla Grande madre il prodigio, e questo fu il Cristo.
Egli attraversò il cielo per raccogliere le Sette Luci e le portò sulla terra, in congiunzione alla Sapienza. Gesù il Cristo rivelò il Padre ignoto ai discendenti di Adamo, consacrò il grembiule del Lavoro dalla schiavitù alla Libertà, portò egli stesso la veste da carpentiere fino a trenta anni e compì le più alte opere della trasmutazione. Infine, quando le potenze terrene lo crocifissero, egli diede l'esempio di essere il primo ritornato dai Morti, e questa fu la massima opera della TRASMUTAZIONE. Siate candidi come colombe e saggi come serpenti...
L'ALCHIMIA NELLA MURATORIA MISTICA
Per quanto è dato sapere l'influenza muratoria in Russia si verificò qualche decennio dopo l'istituzione della Gran Loggia d'Inghilterra, ma bisogna attendere almeno la metà del secolo XVIII per ricordare officine operanti ed i primi del XIX perché sorga il grande Oriente Nazionale (il quale peraltro non escludeva la Loggia Provinciale di Rito Svedese, e la Gran Loggia Federale "Astrea"). Una svolta storica è rappresentata dall'epoca di Caterina II (la cui politica protettrice si trasformò in persecutoria, forse per l'avversione, ancora non chiarita, verso Cagliostro ). Una svolta "ideologica" si può incontrare nella figura di Alessandro Galitzine, al quale si riannodano non solo le vicende dello Zar Alessandro I e di Giuliana Vietingoff di Krudner, ma anche i ricordi degli "Amici delle Muse" (importati da Munich di Baviera, la patria degli Illuminati) e della "Eteria degli Amici delle Muse (sorta in Atene nel 1812 ad iniziativa, tra gli altri, del Principe di Capo d'Istria).
Misticismo e politica insieme ? Le vicende sanguinose che costellano sempre, purtroppo la difficile convivenza dei popoli non escludono, qui ed oltre, gli intenti di umanità e patriottismo. Al Principe Galitzine risale anche il progetto della traduzione Di Böhme e questo gli fu fatale allo stesso modo in cui Nicola Novikov era stato perduto dalla sua grandiosa opera filantropico- culturale. La Massoneria in Russia può fornire senz'altro il campione della vita dell'Ordine, a cavallo dei due secoli, disposto ad accogliere le più varie influenze europee e continuamente esposto al favore ed al disfavore della potenza politica, in una impressionante oscillazione. La prospettiva più convincente e direi più importante, del suo esempio, consiste nell'aver accumulato, in brevi tempi, una ricchezza notevole di proiezioni culturali e soprattutto propriamente religiose ed iniziaticamente mistiche.
La testimonianza più accessibile della presenza della componente alchimistica ci viene da "Guerra e Pace", che, a parte lo sbalzo nel tempo, riveste pure la incredibile freschezza di un senso autobiografico delle situazioni. Una Massoneria che traeva i propri adepti quasi esclusivamente dalla classe nobiliare (il solo vero "ceto" dell'Europa Orientale a quei tempi) non poteva che assumere tonalità squisitamente individuali. Eppure quegli uomini ebbero sempre presenti le esigenze di rinnovamento giuridico, culturale e sociale. L'individualismo è da intendersi come ascesa dell'io in una rinnovazione fondamentalmente religiosa, collegabile anche alla tradizionale atmosfera dove si contendevano il potere dell'alto clero, forme sincere di misticismo senza limiti e l'urgenza stessa del problema religioso, da quando Pietro il Grande aveva stabilito che il Sovrano è responsabile del suo popolo dinnanzi a Dio.
Nelle persone di una certa levatura, l'esperienza religiosa trovava vie inattese di ricostruzione o reintegrazione catartica. Il protagonista tolstoiano, Pietro Bezukov, il quale fugge dagli incubi dell'odio e della vendetta, disperato ed ateo, incontra un massone -e "Martiniano" ( o Martinista), aggiunge l'autore, fino dai tempi di Novikov-, e questi, a nome dell'Ordine, gli porge la mano fraterna. La successiva esistenza di Pietro, di meditazioni, di ansia purificatrice, di ricadute nella sua turbolenta natura, perfino di sogni telepatici con il Maestro -egli lo chiama "il benefattore"- Giuseppe Alexievich, e del costante pensiero di Dio.
La conclusione di tale catarsi è però terribile, Pietro che si è addirittura urtato con i Fratelli perché aveva portato dall'estero semi illuministici considerati pericolosi ed ammirava la personalità di Napoleone, si ritiene infine predestinato ad estinguere l'opera dell'Anticristo e si aggira armato tra le rovine di Mosca in fiamme, per uccidere Napoleone stesso. Ho sorvolato sulle numerose pagine dedicate alla vita massonica del protagonista; ne ricavo solo il momento catartico che segue;
Rivivere il significato della triade ZOLFO, MERCURIO, SALE, "i tre principi delle cose".
Uno dei più importanti riti praticati in Russia era lo Svedese e Pietro doveva averlo praticato. Quando va a fare visita al maestro sofferente e vicino alla fine, lo saluta con il segno del Cavaliere di Oriente e Gerusalemme. Basta ricordare che la finalità suprema del 6°grado Svedese (Cavaliere d'Oriente) era la "Nuova Gerusalemme" secondo la visione apocalittica (e sostanzialmente trasmutatoria) dello Swedemborg e che l'8° (Fratello Eletto di San Giovanni) era rosacruciano ed espressamente fondato sull'Alchimia.
I riferimenti alchemici del diario di Pietro (parte VI della prima traduzione italiana di E. Serao, edita dal Bideri) si riassumono nelle righe seguenti ora chiare ora di ufficiale interpretazione. "Veggo chiaramente la povertà dottrinale delle scienze sociali in paragone con la nostra dottrina santa che abbraccia tutto. Le scienze umane dividono tutto per comprendere, uccidono tutto per studiare. Nella Scienza sacra (Ars regia) dell'Ordine, invece tutto è unificato, tutta la comprensione, nella sua totalità e nella vita: tre cominciamenti di cose - il SOLFO, il MERCURIO e il SALE. Il Solfo ha la qualità dell'olio e del fuoco; unito al Sale, eccita e sveglia il desiderio, per mezzo del quale il Mercurio l'attira e trattiene; insieme producono diversi corpi. Il Mercurio è l'essenza liquida e gassosa dello spirito: Cristo, lo Spirito Santo,e Lui. Le qualità dell'olio e del fuoco, assommate a formare una carica vitale capace di provocare nell'iniziato lo stato di desiderio della liberazione, si ritrovano perfettamente nello SPIRITO ROSSO DEI FILOSOFI, come gli alchimisti definivano lo ZOLFO filosofico.
Alembroth indicava il SALE DELLA SAGGEZZA, e questo sale fissava vita nella stabilità degli ARCHETIPI, nelle forme immerse o impresse nel Caos delle apparenze, secondo i Maestri arabi (Avicenna ed Averroè in particolare): era il Principio razionale risvegliato e reso operante.
Un poco più difficile mi sembra la definizione "cristica" e "divina del Mercurio. La tradizione ci ha maggiormente abituati all'abbinamento Mercurio - Femminilità - Liquidità - Argento -etc..; ma è anche vero che il MERCURIO è stato usato per designare la QUINTA ESSENZA ossia in quanto -acqua e Acqua Eterna - lo Spirito. Pietro sembra qui riallacciarsi alla concezione gnostica di NOSTRA SIGNORA LO SPIRITO SANTO.
APPENDICE: La istanza religiosa dell'iniziazione
Non oserei mai dire che io conosca la verità. Un individuo non può raggiungere la verità, verso cui si innalza, cumulando pietra su pietra, con la partecipazione di tutti, per milioni di generazioni, dal primo padre Adamo fino a noi: è così che si va elevando dalle prime origini dell'umanità quel Tempio che deve essere la dimora dell'Altissimo....(Dio), ma è molto difficile comprenderlo....
Per secoli e secoli si lavora per questo, e tutti ci troviamo assai lontani dal raggiungimento dello scopo ... Non è già per mezzo dell'intelletto che si comprende: è la vita che lo fa comprendere..... La più alta saggezza e la verità sono come il liquido più puro del quale vorremmo penetrarci.
Solo con la purificazione interna del mio io posso condurre ad una certa purezza la materia di cui sono formato !
La saggezza superiore è una scienza universale che spiega tutta la creazione del mondo ed il posto che l'uomo vi occupa. Per chiudere nel proprio io questa scienza, è necessario purificarsi e rinnovellarsi, ed ecco perché, prima di saper qualche cosa, bisogna credere e perfezionarsi. Ora, per raggiungere questo scopo, la luce divina che viene coscienza, è per l'appunto introdotta nella nostra anima (Giuseppe Alexievich).
L'ALCHIMIA NELLA MURATORIA SACERDOTALE
Un fondamento notevole di esegesi Alchemico-Muratoria si trova nel REALE ARCO. Decaduti, dopo lo splendore dell'era salomonica, vinti e deportati a Babilonia, tornati alla loro patria per la magnanimità di Ciro, gli Ebrei ricostruirono il Tempio, difendendosi dagli attacchi dei samaritani. da qui si risale al fatto della caduta dell' ARCA SANTA nelle mani degli Assiri ed ancora al ritrovamento del Delta ove era inciso il nome ineffabile secondo la tradizione di Enoch.
Questo gruppo di "leggende" sta tra la prosecuzione della storia di Hiram ed il profilarsi della ROSA+CROCE ed interessa, fra le varie ispirazioni rituali bibliche, quelle del Rito Scozzese, del Rito dell'Arco Reale e dell'Antico e Primitivo Rito di Memphis e Misraïm. La vicenda del tempio è la storia dell'umanità intera e l'eredità salomonica è il Pensiero Universale che continuamente si rinnova, malgrado le pressioni di forze dissolvitrici dell'Armonia (la costruzione faticosa e rotta). Se si riflette sull'orientamento dell'azione rituale verso i diversi piani della vita (in particolare quelli invisibili e pleromatici) contenuto in alcuni passi e gradi del Rito di Memphis con espressa connotazione, si comprende come la dilacerazione possa essere promossa da "mondi" oscuri ed insondabili ed occorra un'Arte davvero reale (la potenza trasmutatoria). Si prega quindi la Suprema Forza affinché all'operaio dimostratosi degno del salario, "conceda di intravedere qualcuno dei piani invisibili" (superiori).
L'ARCA è parte rilevante di tutto questo ed ha valore alchimistico, racchiudendo in sè come in un vero e proprio ATANOR, il seme del FUOCO (il bastone di Aronne) e la prima materia (manna). La figura dell'operatore della trasformazione è quella del Sacerdote. Il possesso dell'Atanor implica una dialettica di forze intorno ad un santuario dell'ARTE REGIA. Tanto più che l'Arca custodisce la formula della proclamazione divina della Luce: la Natura che passa da "naturans" a "naturata" miracolo, se si vuole, dell'alchimia cosmica.
Lascio da parte la varietà dei simboli, assai significativi comunque, e mi fermo sul provvidenziale Leone che mette in fuga i nemici, recupera l'Arca, la custodisce in luogo inaccessibile e poi si mostra al Sommo Sacerdote, offrendogliene la chiave. Dinnanzi ai misteri ed agli interrogativi della vita, la Muratoria esprime il ritmo di una forza celebrativa della Gloria dell'Altissimo e consacratrice dei beni elargiti all'uomo: funzione questa purificatoria e sacerdotale.
L'UNO-TUTTI è in fondo uno stato, o piuttosto una aspirazione di grazia meravigliosamente espressa dal CANTICO DI FRATE SOLE. La via (che condurrebbe poi ad uno dei piani invisibili di cui si è detto) è quella di cominciare semplicemente ad essere buono con tutti, compresi gli esseri cui non è data la parola, ma non è certo negata la capacità profonda dell'affetto, della riconoscenza, del sacrificio.
Si può quindi capire la bellezza di rivivere anche solo negli Elementi, anche essi fratelli e sorelle e non energie anonime e strumentali. Ma la potenza che purifica e dona è nel significato alchimistico del Leone: tradizionalmente il FUOCO FILOSOFICO "frate focu". Le chiavi sono gli estremi della formula famosa (Solve et Coagula); ma tale potenza sta nella fauci del Leone che per quanto sia buono e mansueto, fronteggia senza misericordia le forze avverse ed obbedisce solo al Sommo Sacerdote, senza sollecitazione. Quando il discepolo è pronto, spontaneamente apparirà il Maestro.
L'ALCHIMIA NELLA MURATORIA CAVALLERESCA E TEMPLARE
Il discorso cavalleresco - muratorio risale naturalmente al Tempio, con la sua grandezza, la sua tragedia, la sua Gloria. Ritengo dunque si possa partire senz'altro da uno dei momenti più significativi e drammatici del Rituale del 33°grado, che definitivamente consacra il Kadosch Eletto in una missione mondiale. Lo precede il cerimoniale- in varie guise impressionante dei CAVALIERI DEL TEMPIO ( 20° dell'A..P..R..M..M.. , 3° della Commandery nel Rito di York, 30° del R.. S..A.. A..). Si ha quando il giuramento viene sanzionato dal monito: -Qualora tu mancassi, non i vivi compirebbero su di te la Giustizia, ma anche i morti sorgerebbero, per trafiggerti, dalla tomba. Presente al discorso, è lo scheletro armato di pugnale. Ora, a parte le motivazioni psicologiche, le ragioni storiche, l'antichità delle fonti ecc... , come si deve intendere questa immagine, affinché non si confonda con qualcosa di retorico o sentimentale ?
La visione di Ezechiele mostra la ricostruzione vitale di una schiera di scheletri, ma qui il problema non è nel prodigio. La manifestazione materiale cede subito il posto alla spiegazione alchimistica, attraverso una esegesi alquanto radicale ma naturalmente confortante. Alla luce dell'alchimia la tradizione rituale assume la propria verità. Rapportato alla costruzione dell'uomo, cosa significa infatti il potere di trasmutare, se non libertà ed imperio ?
DEUS MEUS JUS: la regalità è perfettamente espressa nella formula sovrana della Gran Bretagna. Il venir fuori dai morti dai sepolcri nell'ora della giustizia ha ispirato i primi versi dell'inno dedicato da Luigi Mercantini al Cavaliere Templare Giuseppe Garibaldi. La riscossa dei Martiri riconduce nel tempo all'immagine di una strofa della Marsigliese: "Libertà. o cara libertà, combatti insieme ai tuoi difensori".
Ma andiamo alla più tradizionale e sicura trasmutazione. Un'immagine classica dell'Alchimia è appunto lo scheletro. Egli ha sul pugno il Corvo (una capacità penetrante e lacerante quanto una lama) sta fra due esseri alati sullo sfondo di un cielo ove possono essere distinte nebbie e squarci di azzurro, ed infine, mentre campeggia nella "putrefazione", si erge su un globo circondato da una possente irradiazione solare. Si può guardare serenamente al ritorno dei morti, quando le loro forze astrali si siano ancorate ai centri di puntualizzazione dell'universale PRINCIPIO DEL RINNOVAMENTO. Al fine della trasmutazione individuale, l'io non potrà mai esimersi dalla "contemplazione", (superamento) della Morte. In questa "funzionalità" dell'iniziazione, si ritrovano, tanto l'impegno di fare Il Cavaliere dell'Aquila Bianca e dell'Aquila Nera (ponendo lo Spirito a regolatore del DUALISMO naturale) quanto al senso sacrale dell'universalità della Giustizia dalle distinzioni di "morte e di "vita". Ogni debito continua come ogni missione prosegue, fino a quando tutto non sia pagato o compiuto.
L'Arte Regia attinge all'immortalità: non vi sono doni di sopravvivenza, ma conquiste di trasformazione. La spada attraversa il tessuto della tenebra affinché la Geometria rediga la sagomatura del Sè nella Luce piena. In tale luce va compreso il timore reverenziale dei soldati, quando sussurravano che Paracelso portava nell'impugnatura della spada il demone Azoth che solo a lui obbediva. Il grande iconoclasta che aprì le vie al moderno vitalismo, andava in cattedra vestito da minatore, (il simbolo del V.I.T.R.I.O.L.), con il grembiule di pelle stupefacendo Basilea. Il giovane dottore ribelle amico di Lutero (e come lui sarcastico fino alla violenza contro l'Aristotelismo imperante), era il medico dei poveri ed assopiva i feriti da operare con il misterioso laudano. Ancora comunque l'Ars Regia in relazione al costruirsi dell'uomo.
Alchimisticamente Azoth significa l'Alfa e l'Omega, e non per nulla era annoverato come la prima e l'ultima lettera dell'Ebraico, nel Sanscrito e nel Latino: il Tutto nel quale sono la Vita e la Morte.
da Panteismo alchimistico
- di Gino Testi. -1949- La Fenice- 1/4 - Napoli-
Il concetto basilare della filosofia alchimistica è l'unità della materia e di tutta la complessa fenomenologia cosmica e l'assoluta indipendenza di detta fenomenologia, sia di natura prevalentemente psichica, sia di natura prevalentemente materiale ...... dalla infinita varietà di detto connubio deriva la infinita gradualità del fenomeno vita, del fenomeno pensiero di ciò che, in una parola, era l'essenza della grande scienza religiosa, madre di ogni altra scienza e di ogni altra religione, l'ALCHIMIA. Nell'illustrare in più occasioni la maggiore figura dei naturalisti -teosofi, detti alchimisti ho voluto sostenere e dimostrare la qualità di esponente di questa religione, di Teofrasto Paracelso. Religione ripeto, e non soltanto prassi sperimentale dello studio dei segreti della natura. Uno degli aspetti più chiaramente alchimistici delle dottrine paracelsiane, che ancora attendono chi sappia studiarle ed interpretarle, è il concetto panteistico del GRANDE MISTERO o, come volle chiamarlo lo stesso Paracelso, dell'Yliaster (potere occulto vitale, termine dei poteri balsamici naturali della vita umana, vita ultraterrena = Yliaster Magno).
Yliaster è la materia increata, eterna ed infinita che contiene in germe tutto ciò che deve venire divenire attraverso continui, graduali e successivi sviluppi potenziali. Concetto questo già esposto da molti prima di Paracelso ed in parte da S.Agostino, e che indubbiamente è la maggior espressione del panteismo mistico. Esso MISTERO, non solo è increato, ma contiene tutti i germi della creazione, non esistendo Dio al di fuori del mondo bensì dentro ogni cosa...solo per questo titolo alla materia vivente compete il titolo paracelsiano di MISTERIUM ed alle leggi che la regolano quelle di ARCANUM.... i "Fulgidi cieli" di questa verità, non vennero mai offuscati ed apparvero, come bene doveva cantare Carducci, pur sempre......
A l'occhio immobile
dell'alchimista
(e) de l'indocile
mago della vista,
ne la materia che mai non dorme..
... (te) dell'essere principio immenso
materia e spirito
ragione e senso.
Si avvicinano ormai i tempi del grande, seppur lento risveglio, ed il Vero, rifugiatosi nei COLLEGI INVISIBILI, nelle SOCIETA' SEGRETE, in tutte indistintamente le scuole iniziatiche, sta per sbocciare. Fu per loro merito se l'uomo in mezzo all'oscurantismo non aveva dimenticato di "essere una scintilla del Creatore e perciò parte di Esso" (G.Porciatti) e lo spirito alchimistico ed antroposofico degli Gnostici, dei Templari, dei Rosa @ croce, potè, proiettandosi finalmente nel mondo profano, scatenare la ancora imprevista Rivoluzione Francese.
Luigi Claudio Marchese di S. Martin crea in quest'epoca l'Ordine Martinista ed ai suoi Filosofi Incogniti dà il mandato di insegnare l'alchimia filosofica e rinsaldare la Grande catena esoterica spezzata con la persecuzione ai Fedeli d'Amore.
Foggia, 1983 E:. V:.
Carlo Gentile 33:. 66:. 90:.
L'AVVENIRE PITAGORICO
NELL’ANTICO E PRIMITIVO RITO DI MEMPHIS MISRAïM
INTRODUZIONE
Prima di ogni "preliminare", chiediamoci cosa potrebbe riuscire più utile ad una impostazione (se non ad una definizione, che già ci porterebbe troppo avanti) del tema pitagorico: il Maestro nella sua atmosfera leggendaria, o la dottrina nella sua articolazione culturale ?
Da tempo, gli studiosi hanno preferito dire, al posto di "Pitagora", "i Pitagorici". Ma il Saggio resta il simbolo, o addirittura il suggello, di varie armonie emerse dall'ombra dei tempi e ricomposte in disegno di architettura. Il Mito in fondo, può servire a che la verità sia tramandata di generazione in generazione, senza impressionare gli uomini oltre misura; e poiché il Saggio può avere contemporaneamente limpidezza di fanciullo e profondità di filosofia, non credo sia indispensabile decidere a priori se è più conveniente parlare degli uomini o delle teorie. D'altra parte, la vitalità di un'idea si vede quando essa offre ai cervelli, la misura più idonea per affrontare il futuro. E mi pare che questo sia appunto il nostro problema.
Un altro interrogativo. Mentre la Civiltà segue l'ascesa e il discendere dei propri "corsi", qual'è la strada più sicura affinché l'individuo resti consapevole della propria autenticità umana ? L'iniziazione presenta all'uomo l'ideale-limite della conoscenza di sè in relazione alla Natura e sul fondamento della riscoperta della Parola divina. Naturalmente non si tratta del ritorno all'età dell'oro: la più persuasiva innocenza implica l'approfondimento dell'analisi razionale. La Conoscenza (in quanto illuminazione) non si ferma alle mere soluzioni della logica, ma -per la sua stessa qualità irradiante- significa dare sempre più spazio all'orizzonte dell'uomo. Anche la storia che ci sta alle spalle non è immobile: è semplicemente lo specchio dei tentativi di chiarire il vero rapporto intercorrente tra le ombre e le luci del disegno "filosofico" (e non solo maturato di tempo) dell'Umanità. Noti ed ignoti alla cultura ufficiale ed alle memorie "d'obbligo", gli Iniziati sono stati -di tale tracciato- i "filosofi" di punta.
Un'apodissi famosa di Cagliostro recita: -ogni verità promana dall'Oriente, ogni iniziazione viene dall'Egitto". Il Rito Primitivo ha assunto, nelle sue vesti storiche, la denominazione di Memphis e Misraïm, ma risale tanto indietro nel tempo, che qualcuno ha affermato: -Iddio fondò la prima loggia del mondo e vi iniziò Adamo, la prima Creatura.
Una parola sull'Egitto, prima di andare avanti. Fu terra meravigliosa e contraddittoria ove la credenza solare non giunse per esempio a superare la fissità assoluta della materia consacrata dall'imbalsamazione; ma ispirò la prima guerra di religione e la prima sanguinosa testimonianza dei seguaci del Monoteismo, guidati da un Figlio del Cielo e procedenti fuori dell'esoterismo misterico, nelle sabbie mobili del sentimentalismo popolare fanatizzato dai sacerdoti. L'umiltà di Amenophis nasconde ancora il mistero di una missione spirituale, avendo egli attribuito la rivelazione di Aton, il Sole, al proprio padre nella carne (nel quale adombrò probabilmente il Maestro). Tornando alla leggendaria iniziazione di Adamo, anche qui è da dire che, più del passato e dello stesso presente, conta l'Avvenire: la verità si è posta davanti all'essere vivente come il suo grado di umanità da perseguire e raggiungere. Quando parla di "creazione", il linguaggio del Rito Antico e Primitivo intende che il Logos di Dio ha cominciato ad animare gli spazi. Per rendersi consapevole di tale atto di illuminazione, l'io deve procedere tra le vibrazioni della vita, nella "porta stretta" delle Scritture, con l'interiore celebrazione del mistero, di secolo in secolo, non soltanto perché è "chiamato" ma sopra tutto se risulta "eletto". E' questo il viaggio perenne di Pitagora, non morto mai nelle fiamme della sua dimora. Quando si volge specificatamente all'Egitto, il Rito che si propone di liberare l'Architettura dei Templi dal peso delle sabbie di Memphis, pone un metodo facilmente identificabile nella Tradizione. Osiride e Iside infatti, sono le facce gemine della Luce, ma il loro futuro è Oro, e l'iniziato in se stesso lo dovrà scoprire, di pari consentimento, le risonanze dell'armonia cosmica -in Pitagora- procedono su piani d'illuminazione incommensurabili. Ci troviamo dunque, sempre nel quadro di una evoluzione eterna; e quando tutto sarà luce, potremo dire che il Verbo è tra noi: come il Pensiero cosmico cammina tra noi ogni attimo.
SCUOLA ITALICA E RITO ANTICO E PRIMITIVO
Pitagorismo, superata la domanda se vale di più rivolgersi all'Uomo o alla Dottrina, un altro interrogativo riguarda la maggiore o minore validità filologica e la fedeltà dei documenti. La loro attendibilità, la esatta portata e le origini appartengono alle ricostruzioni "tecniche" numerose ed efficienti. Non credo comunque che la critica, per quanto efficace, abbia delineato in maniera inequivocabile lo spartiacque tra l'autentico e l'immaginario dei contenuti. Ora l'impostazione del convegno PITAGORA 2000 contiene una avanzata intenzione ed io così la vedo: stabilire una linea tra" ciò che è vivo " e "ciò che è morto" nel Pitagorismo.
Si potrebbe allora rievocare il profondo senso unitario della cultura e della vita associata del Maestro. Potrebbe essere preludio di un corale destinato a rispondere alle previsioni ed alle speranze dell'Era dell'Acquario, e ciò a superare gli scompensi e gli squilibri tra economia, scienza, politica, morale ecc. (che i nostri giorni lamentano). Giuseppe Garibaldi era studioso di matematica, geografia ecologia, mistico amico della Natura, ove identificava il tempio dello Spirito e ritrovava le creature vegetali ed animali come fratelli e sorelle, e guardando gli astri sapeva ritrovare la strada e scampare i pericoli, nelle pianure, tra le montagne, sul mare, e interrogava gli astri prima delle battaglie. Il Gran Gerofante sarebbe dunque il Pitagora dei nostri tempi ed ancora un esempio dell'uomo del futuro ?
In un mondo straziato dall'incomunicabilità e dalla dissociazione, vi è davvero da riflettere su tali impressionanti concordanze.
A questo punto, credo valga la pena di rovesciare, per così dire, le posizioni. Condurre cioè un'analisi di quelle sillogi di dottrina che sono i gradi rituali, per ricavarne l'impronta di Pitagora. Basterà cogliere le tre tappe simboliche -e reali- della fondamentale Muratoria. La Morte la Rinascita e la Trasmutazione si raccolgono nella leggenda di Hiram, qualificante ogni Rito, nonché ogni cerimonia rituale, anche là dove Hiram può chiamarsi Gesù od Oro.
Non si esce dal seminato. La leggenda del Maestro rievoca semplicemente il mistero "classico" ed universale della morte e della rinascita. In quanto preparazione all'immortalità, i Versi d'Oro corrispondono ai Logia, al Corano, ai Discorsi di Buddha e rievocano la sacralità profetica e quella degli antichi testi Arjas, come il Libro dei Morti Egiziano (in particolare la liturgia del Giudizio). Entreranno quindi nel discorso, il Maestro Discreto, il Grande Eletto della Sacra Volta, il Sublime Minervale, il Cavaliere dell'aquila e del Pellicano, il Sublime Commendatore degli Astri, e la Suprema Assemblea templare.
Un tracciato comparativo fra la Scuola Italica ed il Rito di Memphis e Misraïm è dunque possibile, ove si "fermino" alcuni punti fondamentali di comune evidenza. Penso che essi si siano fatti naturalmente strada come segue:
1- la RIGENERAZIONE ossia la premessa di qualsiasi operazione filo-sofica secondo un "tecnica" rituale;
2- la IMMORTALITA' in quanto consapevolezza dell'individuo di avere o di ritrovare una relazione cosmica;
3- la MISURA DEL MONDO: ogni cosa si illumina alle motivazioni universali della Ragione- Giustizia;
4- il FUOCO CENTRALE. Attraverso la sigla INRI si chiarisce la connessione tra l'origine del Mondo e l'origine dell'Uomo : dalla Catarsi al Tutto, il Cerchio si chiude.
1 PITAGORA
Il fondamento logico-matematico del Pitagorismo ha contribuito a dare tipica fisionomia alla pratica della purificazione, propria in antico, delle Religioni e dei Misteri: -quando ti avvicini al tempio, avrai deposto ogni traccia della tua vita sensibile, sarai scalzo e umile, con le mani libere e ti prostrerai innanzi alla voce spirante dei venti- Nel Convito platonico, il Saggio -una volta diradate le ombre della notte e lasciati i convitati ebbri ancora nel sonno,- inizia la giornata con il lavacro e la preghiera al Sole.
Il contesto è simbolico, oltre che poetico e, nel personaggio di Socrate, raccoglie la reminiscenza di Pitagora: l'individuo segue la disciplina concettuale o cosciente, o della Ragione, con il suo tono di potere universale. Si narra di Pitagora che compisse sui discepoli, segni di liberazione dagli incubi del sonno, come dai malori, e che presiedesse, con il proprio benefico influsso, al risveglio degli adepti. La componente simbolica è visibile, anche perché il male, la pesantezza fisica, il tributo alla materia, sono spesso collegati -nel mondo orientale e mediterraneo- agli invisibili pesi delle tentazioni od anche semplicemente all'esaurimento del karma.
Comunque, pure che ci si fermi al fattore razionale, l'eredità pitagorica si svolge attraverso la storia del pensiero fino alle più avanzate possibilità dei tempi. Da Socrate all'epoca moderna, basta riflettere sulla nuova concezione della metafisica, non più teoretica ma logica, interiore ed universalizzante. Il senso catartico di Kant è assai duro e risente del "male radicale" di Lutero, benché Kant inclini ad un dualismo sostanzialmente gnostico-manicheo (la lotta dei due Principii). Il ripudio delle passioni, la tolleranza alle "inclinazioni" innocenti solo come sollievo alle anime ancora immature, fanno concludere che "l'anima è pura soltanto nel dolore".
La discendenza pitagorico- socratico-kantiana è evidente nel pensiero di uno tra i maggiori spiriti religiosi contemporanei; il quale, tra l'altro, ha aperto le vie di una aspirazione profonda alla catarsi corale del Cristianesimo storico, quando non si parlava ancora neppure di ecumenismo. Mentre si proietta nel futuro, l'ideale di Pietro Martinetti riprende un motivo familiare dello spirito dei Misteri: i conflitti tra la religione e la Filosofia sono illusori. Egli sostiene infatti che la Ragione, gradualmente elevandosi dall'intellettualismo alla vita metafisica, giunse alla contemplazione dell'Unità della Vita ossia alla fonte della Religione nel suo fedele significato di ricongiungimento dell'Io al Tutto.
Se si proietta nell'attualità e più ancora nell'avvenire la Catarsi investe il metodo della Libera Muratoria. Stando alle regole della scuola Italica, la semplice spoliazione dei metalli travalica la comune accezione morale. La rinuncia è il preludio della Trasmutazione ne "l'occhio immobile dell'Alchimista". L'aspirante ha da guardarsi allo specchio, per affrontarsi in controfigura, secondo la prova pitagorica di ascoltare le critiche più pesanti senza reagire.
Questo significa essere veramente "liberi":cominciando da noi stessi. Se oggi, ancora spesso, restiamo fermi dinanzi a tale difficoltà suprema, perché non ammettere una porta della libertà spalancata sull'avvenire ?
Quasi la metà dei Versi d'Oro s'intitola alla Purificazione: la libertà dunque si conquista con qualche fatica, e la catarsi -ch'era l'atto preventivo di qualsiasi operazione rituale- diventa la missione permanente dell'uomo.
1- MEMPHIS e MISRAïM
Al Maestro Discreto, in apertura del ciclo dei grandi "rituali egiziani", si offre la discesa nella profondità degli Elementi. Nel quadruplice viaggio rituale, egli compie quasi una evocazione ritmica del motivo della Sacra Tetrade. Intanto la fascia verde (i cui lembi cadono quando si marca il momento delle liberazione) lo caratterizzano nella catena delle forme e nella ruota delle incarnazioni. Tutto si svolge in un ambiente preventivamente percorso dal Fuoco. La Catena assume in definitiva la veste dell'antico banchetto (che non era il semplice, quotidiano modo di prendere cibo), cui si doveva accedere mondati nel corpo ed aperto al rito finale della fraternità scambievole.
Il 7°grado (La Sacra Volta) aggiunse al 4°, sempre in convergenza ermetico-pitagorica, l'uso dei profumi, non vi è comunque astrazione alcuna: sul piano degli elementi l'uomo non perde da un momento all'altro, i propri richiami ancestrali. Pertanto, quando l'intelligenza si apre agli interrogativi dell'Invisibile, bisogna che il soggetto perseveri nella "sublimazione". Solo così egli diverrà degno di andare alla ricerca della Parola. E poiché il Pensiero è forza capace di produrre il bene come il male, una fiaccola viene accesa all'altezza del viso dell'impetrante e la consacrazione della Sacra Volta è preceduta da un impegno comunicato attraverso gli sguardi.
Infine nel grado 9° (del Sublime Minervale), la Palingenesi tiene campo doloroso e drammatico. Il Saggio deve liberarsi della parte negativa e tanto si rappresenta e si esegue con la recisione del Male incarnato nell'Assassino nascosto ma finalmente scoperto e giustiziato. Si procede per terreni sassosi ed aspri fino a provare gli incubi della solitudine, dell'orrore e dell'ansia di strapparci quanto ci ripugna e ci pesa, La Caduta e la Redenzione rientrano più o meno in ogni esemplare di testi religiosi. Il Libro dei Morti Egizio ribadisce qui la speranza della Rinascita. Poiché 27 Maestri (3x9) sono inviati dal Re Salomone (il Punto ideale della Saggezza) nelle 4 direzioni dello Spazio, la Luce appare in tutto il suo valore di potenza reintegratrice e la Purificazione - di là da qualsiasi slancio individuale- è giustizia. La oggettività razionale e l'obbedienza aprono il discorso della "assoluta dipendenza" dell'io dall'Universo (quasi a memoria di Federico E.D.Schlejermacker).
2 PITAGORA
Una volta stabilito il valore di base della purificazione, la Scuola Italica proietta il destino dell'uomo oltre la vita delle fisiche apparenze. Filolao dice che la morte è la condizione che permette all'anima di seguire nel cosmo una esistenza di vera libertà. Alcmeome afferma che la qualità mortale dell'uomo si spiega solo in quanto la maggior parte degli individui non riesce a scorgere dove si va a conchiudere il capitolo aperto sulla faccia della terra, mentre solo pochi hanno la grazia di guardare oltre certe barriere. Archita distingue il vivente dal morto e attribuisce al primo la necessità di morire per rivivere, mentre colui che si è chiuso alla vita spirituale, rischia di perdere il dono di tornare in qualche modo a rivedere la luce.
I Versi d'Oro si conchiudono con la promessa della divinizzazione o liberazione dalla morte (la "osirificazione" ermetica). Le espressioni pitagoriche sono brevi, apodittiche e in definitiva oscure. D'altra parte, i modi con i quali il senso cosmico della vita compare agli occhi umani, sono imprevedibili. Le Erinni seguirebbero coloro che, allontanatisi di casa, si voltano indietro; non sputare sui propri capelli ed unghie, non lasciare l'orma della persona nel letto, dopo levati:in casi del genere l'oscurità è incisiva. La scena delle Furie ha trovato spiegazione in Julius Evola: l'anima del mortale non è immortale a priori, altrimenti l'iniziazione sarebbe inutile; pitagoricamente, l'anima diventa immortale quando si libera dalle passioni (le Erinni) e resta invece mortale se ne è dominata. Oltre alle imprevedibili influenze di ambiente e di redazione dei "formulari" magici, bisogna considerare le influenze, altrettanto impreviste ma più sostanziali, delle forze astrali sulla dimensione in cui l'uomo si muove. Allora certe espressioni strane si spiegano. Tanto più chiara invece, ai fini del rapporto io-cosmo, è la prescrizione di non cibarsi di "cadaveri".
La cosmicità umana, dalla quale dipende l'immortalità meglio si spiega con il Tempo (che sarebbe stato inteso da Pitagora, l'Anima del Mondo). Tutto vibra e tende al Fine supremo; e il tempo è la segnatura musicale di un moto perenne nel cui contesto l'individuo è libero di assumere il proprio ruolo. Una tale visione delle cose appartiene specialmente ad Archita, che stabilì la differenza tra fisico e psichico. La funzione catartica della Musica, anche sotto l'aspetto terapeutico, si spiega in quella forma di possibile sopravvivenza assonnate alla regola generale del mondo. Quando si legge che Pitagora calmava con il suono gli agitati e gli ebbri, si ridiscende alla sperimentazione dell'influenza musicale sugli esseri meno evoluti, per esempio sui serpenti.
E' vero che la musica può apparire talvolta distrazione dal Fine, incantamento per l'uomo (le Sirene); ma i pitagorici presupponevano la capacità dell'Iniziato (Ulisse) di reinserire nella Misura (il Tetracordo), le note sparse, ossia le forze incontrollate. Certo non è possibile od almeno è assai difficile, raffigurarsi il "vivere sub specie interioritatis" di cui insiste Arturo Reghini, stabilendo un ponte, attraverso Renè Guenon, con la tecnica dei Vedanta. Basterebbe per un momento considerare l'immobilismo sostanziale, di questa esistenza (non erroneamente chiamata "Valle delle lacrime") per capire che l'immortalità deve ragionevolmente passare attraverso il rischio di innumerevoli forme.
Neppure credo si possa negare -pitagorica o no secondo alcuni- la Metempsicosi. In buona sostanza, essa esprime la coscienza del limite dell'io di fronte all'universo (e dunque l'umiltà è indispensabile all'iniziato). Non diventeremo immortali né qui, né a pochi passi di distanza, né con esercizi speciali (per quanto elevati e degni), né con la fede, la grazia, la contemplazione (beatifiche ed ammirande comunque).
E' Ragon infine che ci offre la spiegazione più comprensibile di quella metempsicosi; la quale facilmente fa sorridere, purché non si pensi, in quel momento, all'incommensurabile grido di dolore degli animali sacrificati, torturati, vivisezionati, perseguitati fino all'estinzione della specie, da oggi fino alla notte dei tempi. Pitagora ricavò dalla terra a noi "materna" (l'antichissima India) piena di "principi nobili" e di "molte assurdità" contemporaneamente, la credenza di uno specchio ammonitore dell'avvenire dei cattivi, e la presentò agli strati sociali meno evoluti.
Ragon ricorda ancora Palinuro: Bali-Nur: luce del Sole, precipitato dalla "nave" (secondo le immagini del "carro" di Osiride, l'Apollo egiziano), i cui riti invocati post-mortem ne salvarono l'anima da Tifone (l'Abisso). Infine, la leggenda di Senofonte sull'intervento del Maestro a difesa di un cane maltrattato, rientra nella generale normativa dei Saggi che la Natura (ed i deboli) sia rispettata. Nei guaiti di quella povera bestia Pitagora disse di aver sentito una voce amichevole. Niente di curioso o di straordinario per noi cui la Scienza ha dimostrato che gli animali superiori sono in grado di riconoscere i loro stessi consanguinei e che la traduzione del linguaggio delle piante (la cui psichicità è stata perfino fotografata), tradotta in lingua umana, suona"amicizia". Il Maestro sentiva allora, quello che oggi il progresso permette di sentire a tutti: ancora una aggiunta alla nostra responsabilità verso il Cosmo !
2- MEMPHIS e MISRAïM
La Sacra Volta ermetica,, nella invocazione del Diritto di tutti gli Uomini (e gli esseri), stabilisce quel "continuo" che conduce il Pensiero verso l'Umanità. Il 7° grado dunque porta naturalmente avanti il discorso incominciato nella sede del Maestro Discreto: l'esistenza dell'umanità non potrebbe mai ridursi al temporale,discoprendo in sè i segni dell'eterno. La ritualità non è dogma, né dimostrazione intellettuale; solo è rappresentazione vivente. Di cosa, se non della vita del pensiero.
Si tratta però di scavalcare l'appellazione abitudinaria e scolastica di tale prodigiosa (e misteriosa) energia. Sul piano iniziatico, ove davvero tutto sia stato rovesciato e ripreso daccapo, niente si annulla ma neppure si immobilizza nel puro "sapere".. Del resto il contingentismo e il relativismo, da Boutroux in poi, insegnano qualcosa: le stesse leggi scientifiche sarebbero le tappe di un cammino. In sede iniziatica, l'Ermetismo, vede il Logos procedere attraverso la veicolazione individualizzata (uomini, demoni, angeli, come aveva detto Pitagora) Il Maestro Discreto dichiara essere la specie umana in possesso di un mezzo che la rende idonea alla sua "perpetuazione". Questo però, sempre in quanto essa è la "emanazione della Causa Prima": immortalità e cittadinanza cosmica si identificano.
La Sacra Volta è un momento rituale importante perché ricorda all'uomo universalizzato l'esigenza di testimoniare i propri doveri. Prima che a trasfigurare noi stessi nella comprensibile ricerca di meravigliosi appagamenti del desiderare, siamo dunque chiamati "diritto-dovere" a rendere il culto alla Verità ed a lottare contro l'Ignoranza. Quando si prende atto di questa aspettativa etico- sociale inseparabile dallo svolgimento del Rito, si comprende come l'Ermetismo moderno sia in parallelo con la semplicità delle antiche prescrizioni pitagoriche: essere buono da figlio, da padre, da sposo, in una parola, uomo il quale nella relazione con gli altri, ha preso e sostiene impegni di dignità. Sono le premesse del giusto Karma, ove si ricordi il futuri cammino dell'io nell'universo, non dà luogo a futuri terrori, od a promesse di premi: al di là è una scena dello stesso atto in corso di rappresentazione. Tutto è, nel fondamento, Natura: unicuique suum tribuere ..... nemi.
L'Iniziato che si comporti come un essere senza freno, è assai da compiangere, perché, bruciando il meglio delle proprie esperienze, vagherà nello spazio fino a che non avrà accettato di ricominciare ugualmente tutto. Cosa altro potrebbero significare i toni impressionanti del tradizionale ritualismo egiziano ? Cosa significherebbe davvero, l'infrangere la coppa nella quale si è celebrato il Sacramentum Fraternitatis ?
L'uomo che si è presentato, intende, per libera scelta, camminare nell'Infinito per divenire cittadino dell'Universo, obbedendo alle Leggi Divine. Il filosofo ermetico Giordano Bruno ha materializzato il Fuoco simbolico ed ha accettato il rogo, per assumere quella cittadinanza. Egli era sceso in guerra contro l'Ignoranza. I due Triangoli (della Intelligenza e della Forza) si uniscono ora per la solenne affermazione della Giustizia. "Virtù" e "Studio" sono insieme invincibili, prosegue il Rituale degli "amanti della Sapienza e del potere della Ragione".
Andiamo allora a combattere l'ignoranza più in profondità nell'Astrale Caverna e forse diverremo degni di abbeverarci all'acqua raccolta nelle cripte dei grandi monumenti simbolici, ove si specchiano le Madri- Vergini dal volto nero, perché acqua e cenere generano nel silenzio dei secoli (Fulcanelli). Ci affaccenderemmo fiduciosi alla Fonte di Mnemosine e visiteremo il piano sotterraneo della "casa di Pitagora", senza timore di esserne scacciati dal tremare improvviso della terra.
3 - PITAGORA
Fondamentale contrassegno del Pitagorismo è la disposizione a riassumere tutti i destini particolari in una motivazione razionale manifestata dalle Leggi della Natura. Secondo Aristotele, i Pitagorici usarono allo scopo, le matematiche; noi possiamo aggiungere che, precorrendo Cartesio, avrebbero inserito nella filosofia e nelle visioni del mondo, il criterio matematico. Aristotele disse anche del disinteresse (l'amore per il "sapere stesso") di quanti rifuggivano l'ignoranza e si rivolgevano alla filo-sofia, questo è importante per ritrovare il concetto filosofico di fondo: misura dell'universo-giustizia. Sono convinto che questi siano i reali termini della cosmologia pitagorica.
Il Cielo fu considerato un Numero -prosegue Aristotele-, ed il sistema generale delle cose apparve il riflesso della "disposizione dell'universo intero", sia pure ricorrendo ad "accorgimenti" o forzature (con Pitagora, Aristotele non è tenero). Il primo e glorioso assertore della Logica -e quindi del principio di identità e di non contraddizione- ha ammesso dunque che altri abbia potuto immaginare "le coppie di contrari" (le aristoteliche Categorie, se si vuole), come cause "materiali" in quanto "entrano in composizione dell'intero esistere".
Malgrado nello spirito classificativo aristotelico, si è fatta strada da sè la componente dialettica universale. Essa figurava già nella fase conclusiva del pensiero di Platone (per più versi amico di Pitagora) e poi comparirà nella scienza moderna, nella tematica bivalente di "materia" ed "energia". La costante apertura del problema trova in ogni caso conferma nella difficoltà ricorrente di armonizzare la Scienza e lo Spirito (soprattutto in termini di Religione).
La situazione della nostra epoca è tipizzata dall'ampio sviluppo delle cognizioni tecniche e delle autentiche meraviglie dell'informatica. Eppure lo stesso individuo che non scorge miracoli nel cervello elettronico, né si impressiona ad avere "creato" o comunque riprodotto nella vita una parte operante di se stesso, si appoggia acriticamente più o meno, al costume, specie nella religione, ed a tradizioni che , nell'intimo, forse, lo toccano appena.
Sul simbolismo delle "cifre" pitagoriche, numerose, note ed esaurienti sono le pagine stampate. I riferimenti massonici sono sostenuti dalla Tavola Tripartita (i primi 9 numeri distribuiti 3x3 su colonne ed aventi il 5 al centro) I riferimenti all'esoterismo dantesco sono confortati dal 3 e dal 9 in poetiche assonanze culminanti nella figura di Beatrice.
Le 9 Muse e i 9 Archi dell'iniziazione talmudica e biblica; le 9 Sephirot della Kabbala, rimandano tutti all'origine del mondo rappresentata dal Triangolo con dentro il Nome Sacro e l'occhio (Dio o sia la Coscienza), secondo la Tetractis. Nella specifica euritmia rituale, si snodano le cifre 3, 5, 7, 9; a me sembra vogliano esprimere la piena volontà di apprendere la vita, l'intelligenza adeguantesi alla cognizione dei Misteri, la composizione del Triangolo e del quadrato ovvero del Sapere illuminato dal Punto e dalla terrestre fondazione civile su regole di bene.
Dalla struttura (o sinfonia di corrispondenze) della Piramide, si deduce infine la consapevolezza di corrispondere l'Alto con il Basso e viceversa (come nella Tavola Smeraldina). Diaz de Palma ha intuito il collegamento tra la iniziazione egiziana ed il senso pitagorico della giustizia, quando ha immaginato l'equilibrio della vita come il riflesso di Ermete Trismegisto, emergente dalla dialettica dei contrari.
Anche ove sembri un poco affrettato passare subito alla dottrina degli Alchimisti ed alla Kabbala, la dialettica cosmica resta il punto più sicuro di raccordo. Si tratta di rinvenire sotto le sabbie di Memphis, i solchi di una via che si chiama Numero-Giustizia-Natura. L'equilibrio non è scienza pura, né pura idea, ma realtà nel Microcosmo e nel Macrocosmo, in noi e sopra le nostre teste. Anche il rapporto immanente e trascendente ne ritrae una più convincente esplicazione.
Ed anche per tale motivo, con sufficiente probabilità, le Costitutions of the Ancient Fraternity of Free and Accepted Masons under the United Grand Lodge of England (Freemasons' Hall, London 1970) riportano la Squadra ed il Diagramma della 17° proposizione del Libro di Euclide in cornice d'argento, per dare un distintivo -che è certamente un certificato di sperimentata consacrazione- al Past Master. Se si riflette sui possibili collegamenti (che il Reghini ha sostenuto) tra la concezione pitagorica della Natura (con la quadratura del Circolo) e quella di Scoto Eriugena (le quattro sequenze del circolo nel De divisione naturae) pur senza escludere il precorrimento Pitagorismo-Vedanta, si deve riconoscere la linea che congiunge Pitagora a Plotino ed alla sua scuola. Il Mistero aristocratico si è andato via via allargando nell'orizzonte di una cittadinanza -religiosa e civile- universale.
3 - MEMPHIS e MISRAïM
Quando la Loggia ove lavora il Cavaliere del Sole conchiude i propri lavori, il Maestro Adamo manda i Fratelli nel mondo a suscitare negli uomini il desiderio della conoscenza del Vero. A loro volta, il Maestro Discreto e l'Eletto della Sacra Volta convergono nel suggello del Pentalfa coronato dal Fuoco. Ma anche qui si rischia di essere travolti da una valanga di numeri, a parte il grado 16°, ove si impongono subito l'Unità ed il Senario (Dio e la Natura), il 4° contiene 3 candelabri a 3 bracci ciascuno, mentre nel 7° l'età del I° Sorvegliante suona il "cubo di tre", nel 9° l'età del Cavaliere Eletto è di anni 8 + 1, 9 sono le lacrime rosse del parato, 9 le rosette rosse della sciarpa; già si è parlato dei 9 Archi del grado 14° ( 7°) Il significato cabalistico risale all'inesprimibile AIN-SUF per conchiudere che la misura del mondo è infinita. Cerchiamo di delineare i riferimenti cosmici in rapida scorsa delle tappe rituali.
Nel Maestro Discreto si trova la Quadratura del Circolo attraverso l'ispirazione neoplatonica di Giovanni Scoto. Il solitario e sapiente medioevale venuto in contrasto con l'ortodossia perché sospettato di panteismo e scomparso nel mistero dei tempi, intese che la Vita doveva manifestarsi affinché gli uomini potessero concepire Iddio, vita suprema, inesprimibile. Il Circolo è il ritmo figurato della manifestazione, e qui, precorrendo le immagini (ermetiche) di Böhme, Bruno, Campanella e Spinoza, si risale alla scuola di Alessandria ed anche, in termini cristiani, ad Origene, a Basilio, a Gregorio Nisseno e al Nazianzeno. Infine :le quattro annotazioni della Sfinge, i 4 Animali dell'Apocalisse, le 4 Divinità od Energie ( Ercole e la Forza, Apollo e la Luce, Minerva e la Sapienza, Venere e la Bellezza). Ancora (per il Maestro discreto), 4 colonne bianche, 4 candelabri ciascuno con 4 candele, 4 colpi di batteria, 4 viaggi liberatori. Nella stessa area rituale grande significato acquistò l'invocazione alla Potenza Suprema (che gli uomini pregano sotto diversi nomi). Di essa Pitagora aveva posto in luce la Maternità (in probabile assonanza alla tradizionale funzione oracolare della Donna). Il riferimento alla Grande Madre compare nel 4°grado egiziano, quando si parla di Dio come il Padre della Natura.
I Versi d'Oro esortavano a venerare gli Dei immortali, di tutte le religioni, e questo è un atto di comunione materna, quanto, nel Rito di Memphis e Misraïm, il "celebrare con inni senza fine l'universale armonia che la presenza del Padre imprime alla Natura".
Il riflesso legittimo di tale invocazione è nel 7° grado, ove ci si prepara ad intravedere qualcuno dei mondi invisibili, de "i piani perfetti" della saggezza con la quale Egli governa i mondi. La figurazione illuminante -si veda la Decade o la Tetrade sacra dei Pitagorici- è il TETRAGRAMMATON: Nascita, Vita e Morte (passaggio a nuova vita) e Vita ancora (cioè l'Immortalità). "Tutto ciò che esiste sia in bene che in male; sia nella Luce che nell'Ombra esiste e si rivela attraverso il quaternario".
Ma, con l'Eletto dei Nove, si deve ancora dire qualcosa proprio perché nella solennità della dichiarazione precedente, non si è fatto mistero del Dualismo. Poiché nell'Universo tutto tende all'Ordine, la Giustizia è insostituibile anche nei rapporti umani. Come la religione dettata dalla ragione e dalla natura, gli individui la portano consacrata nella struttura stessa del loro essere. L'insegnamento sottile del Grado è: "La Natura ha un'unica via ed essa si applica a tutti gli esseri": metalli ed uomini, poiché il Piombo sarà trasformato nell'Oro.
4 - PITAGORA
La Luce è nell'ombra ed è mescolata alle tenebre. Questa affermazione che Ferocle attribuisce a Pitagora è il preludio (giovanneo) del Ciclo del Fuoco da cui, secondo la Legge stabilita dall'Unico Padre (plotiniano), provengono gli Dei, gli Eroi e i Demoni. La unità Suprema dunque si esprime con gli Elhoim. In questa luminosa ed impressionante progenie del Fuoco, prendono posto, -sempre nella tradizione pitagorica o pseudo- gli Uomini: precedono i Demoni, ma seguono gli Dei; non a caso un poeta, passato per malinconico, e libero muratore, dirà che l'uomo "vive tra il tutto ed il niente".
Ma veramente, vale immaginare una storia metafisica della Luce per spiegare l'apparizione dell'uomo ? Il Pitagorismo comunque ha inteso studiare scientificamente i problemi "della terra" per liberare l'uomo non solo dalla noiosa foschia della sua abituale atmosfera, quanto dalla parte del suo sè cui i demoni sono più vicini e gli dei maggiormente lontani. Quando secondo Vincenzo Cuoco, Platone avrebbe detto che in Egitto, le dottrine erano discordanti dalle italiche, poteva forse avere ragione, rispetto ad un mondo tradizionalmente popolato di dei, da immagini di morte e di sopravvivenza ed infine da conoscenze di aristocrazia scientifica per più versi ancora misteriose ?
Platone in Italia non è meno leggendario di Pitagora. Sul piano dei simboli poi, l'Egitto non è tanto una terra classificata in metro di storia, quanto un simbolo esso stesso (Misraïm).
Secondo il Mackhey, la distinzione di "esoterico" ed "exoterico" è venuta proprio dai preti egiziani, ed ha indicato per conseguenza, la possibilità di una catena autonoma di pensiero ovviamente custodita dai pericoli della impreparazione. Si tratta di vedere se mai quali dovevano essere i termini di quella custodia, ma qui siamo nell'opinabile. Pitagora di certo viaggiò nel Mediterraneo e da Sais ebbe l'avvio ad introdursi in tutti gli altri Misteri. Tanto è probabile, essendo poi, a distanza di grande tempo, la testimonianza di lui riapparsa in Alessandria e nel Rinascimento ed oltre. Allora, quando gli iniziati del Rito di Memphis e Misraïm congiungono l'Oro e l'Argento potenzialmente contenuti nel Mercurio secondo l'immagine del Caduceo (Cavaliere del Sole) ed al supremo limite della consacrazione templare, si purificano nel Piombo in fusione (33°grado), Ermete rinasce per tutti dalla notte dei tempi , sotto tutte le immagini. E la Natura si ritrova nel Fuoco Centrale: da Pitagora agli Stoici fino all'Apocatastasi cristiano-alessandrina che chiuderà il cerchio aperto da Eraclito "l'Oscuro" (l'Iniziato) profetizzante l'Eterno ritorno e la Legge cosmica delle Trasmutazioni.
4 - MEMPHIS e MISRAïM
Il rituale del Maestro Discreto registra, tra l'enigmatico ed il significativo, "il luogo segreto dove troveremo i doni del'Altissimo". A parte il linguaggio misterico dei "piani" cui già si è accennato e delle eventuali localizzazioni dell'atto di "vedere" (o meglio di "intravedere"), una funzione chiaramente esplicativa è esercitata dal parallelo tra il Fuoco Centrale della Scuola Italica e l'accensione del Fuoco Sacro nelle Camere rituali del Memphis e Misraïm.
Tale accensione avviene in forma solenne; ma il richiamo più profondo è forse esercitato dal cammino del Fuoco. In altri termini, una volta apparsa nel Mondo, la Fonte della Forza Vitale -con l'apparizione della Luce nel Punto geometrico ove sarà ristabilita la Catena energetica- se ne traggono per analogia i veicoli. Le vesti sono varie (anche personificazioni astro-angeliche come quelle del Cavaliere del Sole); importante è lo strumento perché con esso si accenderanno i carboni, i profumi e la luce: la Vita riprodurrà la propria irradiazione negli spazi. La sintesi ideale di tutto il processo può considerarsi il Cuore.
Motivo classico-italico-dionisiaco (per la sopravvivenza del Cuore di Dioniso e di Hiram, analoghe vittime di forze inconsulte) esso si accampa adeguatamente nel Tempio onde si stabilisca il contatto tra il cuore del Maestro e il cuore del Neofita (dopo 3 giorni di esposizione e 9 di lavoro per la costruzione del mausoleo). Il "primato" (o meglio la "centralità " del Fuoco) compone ritualmente gli Elementi (già simbolicamente presenti nel Tempio). La Vita è emanata in eterno dall'Uno al Logos, all'Anima del Mondo, agli Esseri viventi, fino a "confrontarsi" con la Tenebra-non essere: di tale celebrazione misterica, l'Uomo è il testimone e forse anche qualcosa di più.
Nel 7° grado infatti ha luogo la preparazione della creatura terrestre che aspira alla "conversione" o al " ritorno" al Padre, ripercorrendo il tracciato emanativo secondo una nota comune del Rito Antico e Primitivo. Ve ne sono tracce in quella seconda Vita Nuova che il filosofo ermetico Giordano Bruno ha intitolato "Delli heroici Furori". Procedere iniziaticamente dal Visibile all'Invisibile è cosa che presuppone comunque la vitalità del fuoco (della scintilla del Fuoco Centrale) e l'accensione del Fuoco sacro rituale che sta tra il ricordo e la propiziazione noi possiamo diventare le Vestali di noi stessi.
La Trasmutazione dunque qualifica il punto d'arrivo: la stabilizzazione di un rapporto organico tra la morte e la vita cui è dedicato l'Eletto dei Nove. Se Hiram è morto, suo figlio è nato: assonanza con i commenti di Jerocle alla dottrina di Pitagora (l'Uomo si aggira perennemente tra le insidie dei demoni e la certezza del Divino). Il Bambino ermetico è avvolto in panni bianchi come l'Alba del Cavalieri dell'Aquila e del Pellicano; ed in modo specifico per la presenza dell'Argento filosofico). Egli giace su Tappeto nero (gli Inferi, la Putrefazione donde la vita nuova è emersa). Ha infine il viso infuocato (come Mosè penetrato dalla forza del Dio). L'Infante è lo specchio dell'Umanità rivolta alle proprie origini in perenne fatica, e resa consapevole del proprio destino. A questo punto, le fasi analitiche del parallelo Italica-Memphis dovrebbero avere prodotti bastevoli risultati.
I punti di appoggio per una sintesi potrebbero essere due (senza escludere tanti altri e validi possibili): l'enciclopedia esoterica di Jean M.Ragon (specialmente "I Misteri della Messa", opera condotta con metodo di serrata comparazione tra l'esoterico e l'exoterico) e le recenti scoperte sull'Ermetismo di Francis Yates ( "L'Illuminismo dei Rosa-Croce" ). Lasciamo da parte per un momento l'esegesi storica rivelatrice del ruolo ricoperto dalla famosa Società all'epoca della Guerra dei Trent'anni, in appoggio a Federico di Anhalt del Palatino, ed in particolare all'alchimista John Dee con la sua influenza in Boemia e rileviamo questa osservazione-chiave. La "Monas hieroghlyphica" (che aveva caratterizzato i manifesti rosacruciani) s'impernia sulla " Y " pitagorica ed interpreta la possibilità di due direzioni di scelta: quella dei tiranni e quella degli adepti o "maestri ispirati". A tale seconda via si ispireranno Comenio e tutti i precursori (ed i sognatori) della Cristianopoli "futura". Si può capire ora cosa abbia inteso F. von Bezold, scrivendo nei suoi studi sulla riforma, che Sebastiano Franck sostenne il paradosso:"Ermete Trismegisto ha scritto su Cristo in modo più chiaro di Mosè". Già nella Yates le Idee platoniche (mistero cosmico da vedere o piano ermeticamente intravedibile) compaiono a proposito delle "Nozze Chimiche" del mitico Cristiano Rosenkretz .
Il risalire ai motivi platonici permette a noi ora la sintesi pitagorica (che già si è fatta strada). Ma la vitalità di Platone in senso soprattutto misterico (dal mito della "caverna" alla catarsi attraverso la successione delle vite) si è travasata in Plotino, la cui scuola -come il neopitagorismo di Nigidio Figulo, di Moderato, di Nicomapo, e specialmente di Apollonio di Tiana- ha improntato l'intera cultura mediterranea (e quindi europea) prima e dopo il Cristianesimo e L'Islam ed in feconda convergenza con l'Ebraismo.
Il maestro di Plotino, Ammonio Sacca, era uscito da Alessandria; Plotino era un egiziano di Licopoli, cosmopolita, ma italico nella sostanza, perché il suo tentativo di una città ideale (Platonopoli) fu portato da lui in Campania, non lontano dalla Nea-Polis dove Campanella avrebbe poi ideato la Città del Sole. Plotino adombrò l'Iniziazione nella "Estasi", punto di arrivo dell'ascesa dell'Io alle fonti cosmiche dell'Essere; concepì sotto l'immagine matematica Iddio, (pitagoricamente l'UNO) e lo chiamò (cristianamente) il PADRE; descrisse l'esistenza universale quale emanazione luminosa (dal Centro del Fuoco); diede alla Natura la fisionomia teo-fanica (poi rinascimentale) e vi tracciò il dualismo Luce-Spirito e Tenebra-Materia (destinato ad ispirare San Giovanni e Giacomo Böhme); stabilì il punto di base dell'unità delle Religioni, del loro studio comparato (sincretismo) e dell'annuazione dell'Universo. La sua scuola infine diede, con la vergine Ipazia, il primo esempio di martirologio filosofico e del Libero Pensiero.
Nel Rito di Memphis e Misraïm, l'ideale del rinnovato Templarismo si apre in chiave ellenistica, perché i Cavalieri del Tempio non ammettevano la scomunica ed accoglievano nell'Ordine gli esclusi dalla chiesa ufficiale, rispettavano la religione antagonista ed avevano rapporti cavallereschi con i guerrieri dell'Islam. Il principio teofanico già comparve nei Gradi Simbolici del Rito Antico e Primitivo quando si appende che gli Iniziati salveranno dalla Ruota delle incarnazioni, perché capaci di discernere la spiritualità ed i modelli del pensiero di Dio, adombrate sotto le forme grossolane e malefiche del nostro mondo materiale.
Inoltre la sigla I.N.R.I. riceve qui una interpretazione veramente ecumenica, Tra i R+C, I Cabalisti, i Pitagorici (per la Sacra Tetrade) e la Ermetica Filosofica. La sigla è composta dei nomi dei Quattro Elementi e cioè "Iammin" (l'Acqua), "Nour" (il Fuoco), "Ruah" (l'Aria), "Jebeschah" (la Terra ).
Procedendo dalla base simbolica dell'11° grado e quindi al 21° grado, la sintesi più stringente e di convinzione (a parte s'intende la validità delle trattazioni sistematiche) è stata realizzata da un pitagorico, Arturo Reghini (La Tragedia del Tempio) L'idea gnostica del riavvicinamento -anche in termini di storia- dell'Umanità al Santo Pleroma, può spiegare la funzione segreta del "Collegio dei Santi" (secondo l'antica tradizione di San Paolo, al quale direttamente si era collegato Marcione, pure avendo per umiltà rinunziato al titolo di apostolo). Il Tempio era simile ad un Concilio interiore permanente.
I Templari avevano inoltre una duplice apertura, quella pragmatica sostenuta dalla ferrea disciplina e dalle notevoli ricchezze e quella religiosa, presumibilmente riformatrice. Essi compirono -attraverso il simbolo di Baphomet che sarebbe servito a diffamarli ed a perderli- una ripresa dei motivi più vitali della conoscenza della Natura. Il Cristianesimo aveva ereditato dall'Ebraismo qualcosa di significativo in materia. La tensione grandiosa e spesso tragica vissuta da Israele per conquistare il concetto di Unità di Dio, si svolse a prezzo di una pericolo rinunzia: il contatto culturale e sperimentale con la Natura andò perduto ed il mondo divenne l'oggetto della "creazione", ed il teatro dei segni della "potenza" di Jahvè. Abba Eban, con la sua Storia del Popolo Ebraico, ha scritto un libro di orgogliosa dignità e di sublime testimonianza; ma la separazione del destino umano dal ciclo della Natura, e l'illusione di aver stabilito così un fondamento spirituale ad una religione nuova, mentre le altre restavano a condizioni deformatrici e idolatriche, non sono né logica né storia. Basti pensare alle conseguenze incalcolabili, anche per il Cristianesimo, delle leggende demiurgiche della creazione dei cielo e della terra, con tutte le contraddizioni più o meno materializzanti e non certo spiritualizzatrici. Lo spirito ebraico invece ha dimostrato con il tempo inattese risposte di vitalità e apertura (anche con le più lontane culture) ed ha assunto l'impronta vitale sincretistica e neoplatonica attraverso la Kabbala e Filone, la stessa tormentata storia del Talmud, fino all'eretico Spinoza.
Il Supremo Consiglio (pure nella sua articolazione di Consiglio Supremo e Supremo Consiglio propriamente detto) è in sostanza l'elevazione dell'idea filosofica e sociale del Tempio a messaggio vivente apocalittico, e la formula "Deus meumque Jus" configura l'Uomo liberato per il destino dell'Avvenire. L'Aquila è il simbolo egiziano della sapienza. L'Ordine e il Progresso universale si compongono nelle due teste che, da una parte e dall'altra, avendo possibilità illimitata di sguardi, formano un Cerchio. La Spada mette Onore e Potere a disposizione della conoscenza, affinché l'Arte Regia possa vincere- nell'Ordine e nel Progresso- il Caos politico, sociale e religioso ove il mondo frana " a causa dell'ignoranza della Santa Scienza".
L'aristocrazia iniziatica pitagorica trova i propri confronti nell'"unità" del lume corrispondente al "quadrato" dell'altare, nell'invocazione al Nome Sacro ed agli Dei che lo manifestano, nelle nozze del Sovrano Ispettore all'Ordine, al Paese e a Dio, attraverso l'anello che diviene da quell'ora, un pegno sacro fino alla morte ed oltre. La Tetrade si riflette ancora nei significati del quadrato dell'altare: Libertà, Ragione, Equità, Giustizia, e il Pentalfa si ritrova nella sistemazione delle cinque lampade: "La religione naturale universale e immutabile; il segreto delle operazioni della Natura; la perfezione del Vero Tempio che è il cuore umano; la vittoria del Sole sulle Tenebre e il Trionfo della Verità e della Virtù sugli errori e sulle passioni.
A questo punto non sarà facile tracciare eventuale distinzioni, perché il 33° grado si è elevato sulle memorie di Memphis con la stessa plastica evidenza con la quale Ernesto Buonaiuti definì Pitagora: "il primo maestro completo della filosofia Mediterranea". "Ordo ab Chao" si rivela il saluto di attesa, d'illuminazione e di speranza, al 33°eone: dallo splendore del Pleroma alla opacità della Terra, dal Cristo vittorioso sulla morte al sacrificio dell'uomo Gesù.
Pitagora 2000 - 1984
POSTILLA
Per le citazioni del testo, rimando ai miei appunti di Bibliografia Pitagorica stampati nella Rivista Massonica di Roma ed alle note bibliografiche aggiunte alla mia relazione al Convegno Pitagorico di Metaponto- Taranto, 1983.
Trascrivo qui semplicemente:
Abba Eban, Storia del popolo Ebraico, trad. di A. D'Anna, Mondadori 1975;
Federico von Bezold, L'età della Riforma, 2°Ed., trad. O. Rosenthal, La Nuova Italia , Venezia 1928;
Rituali dei Gradi Simbolici della Massoneria di Memphis e Misraïm a cura di Franceso Brunelli, Bastogi, Foggia, 1981;
Frances A.Yates L'illuminismo dei Rosa- Croce.
Uno stile di pensiero per l'Europa del Seicento, Trad di Metella Rovero, Einaudi ,1976.
SUGGELLO
A compimento del mio lavoro, ringrazio il Ser:. mo e Ven:. mo Fr:. Giancarlo Seri 33:. 90:. 97:. Sovr:. Gr:. Maestro, per avermi affidato questo incarico in nome del Nostro Venerabile Rito.
Laus Deo et Ausoniae pro sempiterna Aegypti Luce!
Carlo Gentile 33:. 66:. 90:.
Foggia, 11 Novembre 1983 E:. V:.
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