LA CREAZIONE

SECONDO LA TEOLOGIA DEGLI ANTICHI EGIZI

La Teogonia, cioè la nascita degli dei, per gli antichi egiziani rappresentò, fin dall'Antico Regno, il punto di forza intorno al quale costruire l'intero sistema cosmologico dell'antica teologia egiziana. I grandi sacerdoti, guidati dalla saggezza e dalla sacralità del potere faraonico, essendo consci che il primo atto creativo della divinità primigenia era indescrivibile, inconoscibile e inesprimibile, tentarono, secondo molti studiosi arditamente e brillantemente, di trasmettere alle umane menti quanto, ordinariamente, non era concesso di comprendere. Grazie alle innumerevoli testimonianze lasciateci da questi geniali teologi, la trasmissione del divino sapere fu possibile per mezzo di un complesso linguaggio che si materializzò attraverso un articolato sistema di raffigurazioni simboliche.

Questi antichi Maestri dello spirito, attraverso un gioco quasi geometrico di immagini, segni e suoni, riuscirono a descrivere i più sublimi ed elevati stati dell'essere della "divinità una" quando ancora non aveva generato l'alto ed il basso, il chiaro e l'oscuro, la luce e l'ombra. In alcuni sacri testi, per mezzo di arcane immagini, furono "rappresentate", molto arditamente "frazioni di eternità" cioè le "primigenie forme" più segrete della "divinità-una". Furono rappresentati gli "ineffabili istanti" in cui l'onnipotenza dell'eterno non si era ancora manifestata, quando ancora il cielo e la terra, la vita e la morte non eistevano. Tutto esisteva in una sola inimmaginabile e incomprensibile Divina Potenza.

L'Uno, nel suo stato di preesistenza, era "al di fuori del tempo e dello spazio", in una condizione di "perennità" in cui viveva in unione assoluta con il suo "Nun", chiamato dai teologi egiziani "Oceano Primordiale del Cosmo", "Infinita Fonte degli Infiniti Universi". Secondo l'antica teologia egiziana, in un primordiale e indefinibile istante, la manifestazione degli "Universi" sarebbe stata generata dal Nun e, dopo innumerevoli cicli di esistenza, allo stesso Nun avrebbe fatto ritorno.

Il "Nun" rappresentò costantemente, per più di 4000 anni, un principio assoluto e difficilmente discutibile che, trasversalmente, governò le idee e il culto delle quattro grandi scuole misteriche iniziatiche di Eliopoli, di Memphis, di Ermopoli, di Tebe nonchè di tutti i numerosi centri iniziatici che da queste dipendevano. Per tutti i grandi Iniziati fu ragione di vita o di morte arrivare a comprendere il grande mistero del passaggio della "divinità una", dall'invisibile al visibile, dall'uno al molteplice. Infatti, per i teologi della terra di Kemit, il "segreto dei segreti" era proprio "conoscere" quali fossero state le ragioni del divino creatore che avevano determinato l'emanazione del "primo impulso creativo", le cause scatenanti della proiezione del creatore, del suo intimo desiderio di "conoscere se stesso" e di "realizzare la consapevolezza di sé".

Questo importante processo di consapevolezza (che divenne poi, in tutte le filosofie, le religioni e le culture di ogni tempo la chiave strategica della problematica esistenziale) non riguardava solo l'Uno, Creatore di tutte le cose, ma anche l'uomo che, al di fuori del proprio spazio e del proprio tempo, avrebbe dovuto, prima a poi, compiere il proprio ultimo destino. I teologi dell'Antico Regno, formulando le loro dottrine relative all'atto creativo primigenio, si resero subito conto che l'uso di un linguaggio ordinario non sarebbe stato in alcun modo possibile e pensarono quindi, di utilizzare, per la "sacra comunicazione", un unico e ineludibile linguaggio, quello rappresentato dalla raffigurazione simbolica delle idee/pensiero.

 

IL PRIMO ATTO CREATIVO

E LA GENERAZIONE DEI NETERU

SECONDO I TEOLOGI DELLA CITTA` DI ELIOPOLI

Eliopoli fu il primo grande centro teologico dell'Antico Egitto. Secondo i teologi eliopolitani la creazione avvenne per mezzo di principi archetipici. L'Uno, Potenza Unica, nel momento in cui decise di "divenire" si manifestò sotto l'aspetto di Creatore o Demiurgo. A questo primo stato della divinità, che è, contemporaneamente Tutto e Nulla (il Nun), venne dato il nome Atum. Successivamente Atum, nel volersi distinguere dallo stesso Nun (inerzia e caos primordiale), compì il suo primo atto proiettandosi da questo, generando così il primo movimento e quindi l'annientamento del Nun che, conseguentemente venne respinto nel suo primordiale stato di inerzia.

Non appena manifestato, Atum, compì il suo primo atto creativo generando la totalità dell'Universo ancora senza alcuna forma ed alcuna consistenza tangibile, cioè in "potenza". Da questo momento in poi "ATUM DIVIENE" come insegnano molti frammenti dei Testi delle Piramidi alcuni dei quali, su questo punto, recitano:

(T.P. 1587) "Lode a Atùm ! Lode a Khepri, colui che diventa da se stesso ! Tu culmini nel tuo nome di "collina", tu diventi con il nome di Scarabeo Khepri";

(T.P. 1652) "Atum-Khepri, tu culmini come collina, tu ti alzi come l'Uccello Bennu dalla pietra di ben-ben nella dimora della fenice a Eliopoli.

Secondo le indicazioni di questi due versetti il "primo atto creativo" fu compiuto da Atum quando, emergendo dalle acque primigenie del caos, si manifestò sotto la forma di una "COLLINA PRIMORDIALE", dando così sostanza e consistenza alla "PRIMA MATERIA".

Come secondo atto, Atum, esercitando la prima qualità dei suoi poteri divini, "sputò fuori" (ishish) SHU, il principio dell'Aria e dello Spazio. Questo aspetto della divinità fu rappresentato, dai teologi eliopolitani, per mezzo di una figura antropomorfa maschile con una penna sulla testa. Quale terzo atto creativo, Atum "espettorò" "TFENI" (tfnt), il "principio del Fuoco" rappresentato da una figura antropomorfa femminile con la testa di leonessa.

A questo punto, la generazione diretta di Atum ebbe termine e iniziarono le successive generazioni "indirette" da parte delle altre divinità. Infatti Shu e Tfeni generarono un'altra coppia di gemelli: GEB (la Terra) e NUT (il Cielo) i quali, a loro volta, generarono, infine, due coppie di gemelli: OSIRIDE e ISIDE, SETH e NEFTI. Con questa ultima generazione non si ebbe più il movimento dall'uno al molteplice ma le due coppie di divini gemelli rappresentarono il ritorno "dal molteplice all'uno". In particolare in questo ultimo livello di divina generazione la figura del dio Osiride rappresentò, per mezzo del processo della rinascita, il "ciclico rinnovamento della vita attraverso la morte".

Una seconda versione ripresa sempre dei testi delle Piramidi, recita invece: (T.P. 1248) "Atùm fa nascere se stesso, masturbandosi a Eliopoli", facendo "uscire il seme dalle reni" generando successivamente i gemelli Shu e Tfeni che, anche in questo caso, rappresentarono le qualità precedentemente descritte.

Una terza versione completa e arricchisce la descrizione della prima generazione di Atum con il mitologema della "proiezione attraverso il proprio cuore". Infatti Atum avrebbe generato gli "otto dei" della prima generazione divina quali principi elementari e primigenei della natura e del suo rinnovamento ciclico i quali, per mezzo della morte, costituirono, insieme a Lui , la grande Enneade o, più comunemente, i NOVE DI ELIOPOLI (Atum l'Eterno ed unico Padre con le sue quattro coppie di gemelli rappresentate da Shu e Tfeni, da Geb e Nut, da Osiride e Iside e, infine, da Seth e Nefti).

Su di loro, nei Testi delle Piramidi, fu scritto: (T.P. 1655) "Nessuna di queste entità è separata da Lui, da Atum"

I tre possibili processi generativi di Atum, o anche movimenti primordiali, dimostrano che Atum, attraverso l'auto-coagulazione o l'emissione del proprio seme o la proiezione del proprio cuore è, in qualsiasi modo, il portatore del primo fuoco invisibile e immanifesto, assimilabile, in un certo modo, al seme. Nel momento in cui Atum, attraverso un atto di auto creazione, emerse dal Nun fu ancora causa causante, cioè la causa della "prima definizione di sé stesso" che sorse dall'infinito Nun; tutto quanto avvenne dopo non appartenne più alla "sfera della creazione" bensì alla "sfera della generazione". Infatti da Lui presero vita gli otto Netheru (dei) della prima generazione e la Divina Enneade che, da quel lontano momento in poi , avrebbe dato "ordine" al divenire della creazione e al divenire delle susseguenti generazioni.

Il processo della divina generazione non terminò con la manifestazione della prima Enneade ma, come riportato dai Testi delle Piramidi, divenendo essa stessa una potenza generatrice, a sua volta generò, raddoppiandosi, una seconda Enneade. A questo punto i teologi eliopolitani, veri Maestri e veri Discepoli della verità una, fissarono la legge della "generazione naturale universale" con poche righe riportate sul Sarcofago di Petamon, (Museo del Cairo, n.1160):

Sono l'Uno che si trasforma in Due,
sono il due che si trasforma in quattro
sono il quattro che si trasforma in Otto
e dopo di ciò sono l'Uno.

 

IL PRIMO ATTO CREATIVO

E LA GENERAZIONE DEI NETERU

SECONDO I TEOLOGI DELLA CITTA` DI MEMPHIS

I Grandi Sacerdoti della scuola teologica di Memphis non si contrapposero alla concezione dei teologi eliopolitani ma si orientarono verso dimensioni spirituali più prossime alla densità materiale che, secondo loro, avrebbero potuto avvicinare alla divinità più fedeli. I teologi memphisiani, nell'approfondire le vicende della creazione, non reputarono indispensabile negare quanto era stato affermato ad Eliopoli .Infatti non posero eccessiva attenzione né al primo movimento creativo, rappresentato dalla prima manifestazione di Atum sotto forma di "Collina Primordiale", né alle sue celebri "espettorazioni", ma alla seconda fase del processo "generativo della divinità", rappresentato, da parte dei i teologi elipolitani, con la prima coppia primordiale (Shu-Tefnut).

I teologi di Memphis , riprendendo gli archetipi della prima coppia eliopolitana, opportunamente ridenominata di Ptah-Sekhmet, elaborarono una teogonia incentrata sulle divinità "meno" distanti dal piano della materializzazione del cosmo e di tutti gli esseri viventi e misero da parte, almeno apparentemente, il problema della manifestazione iniziale. In realtà la memoria di Atùm non venne totalmente cancellata in quanto, accanto alla coppia Ptah-Sekhmet venne aggiunta la figura del dio Nefèrtum (la realizzazione di Atùm) che, anche se parzialmente in ombra, doveva, in qualche modo, mantenere il collegamento con la mistica eliopolitana.

In seguito, per mezzo di ciascuna di queste tre divinità generatrici del cosmo, conosciute come la "Triade di Memphis", venne rappresentata una parte specifica della prima creazione-generazione. La figura maschile, assimilabile al dio Shu, fu rappresentata con Ptah, fabbro divino che attraverso il fuoco primordiale dà sostanza alla Prima Materia, mentre la figura femminile, assimilabile alla dea Tefnut, fu rappresentata dalla dea Sekhmet (la Potente) simbolo della giustizia, del rigore della Legge Divina e dell'arte medica. La Triade, come già detto, fu completata con la figura di Nefertùm che letteralmente significa "la realizzazione di Atùm".

Il processo generativo continuò con Ptah , attraverso i Netheru, le sue ipostasi (qualità) come riporta il famoso testo di Shabaqa, scritto presumibilmente nel 710 a.C., nel quale sono indicate le otto qualità di Ptah così "i Netheru che hanno trovato esistenza in Ptah". Infatti, nella fase successiva alla prima generazione, cioè dopo aver dato sostanza agli Otto Primordiali (in questo caso da considerare co-presenze) Ptah diventò "TA TENNEN", "LA TERRA CHE SI ALZA" (in memoria della famosa collina primordiale raffigurata dai teologi elipolitani). Sempre secondo lo stesso testo, l'azione creativa di Ptah passò ai successivi livelli di divina generazione dando origine prima ai suoi organi (le membra, il cuore, la lingua, i denti, le labbra), poi, attraverso questi, al suo seme e delle sue parole (il Verbo di biblica memoria) e, infine, all’intero cosmo, per mezzo degli altri. Sempre sul testo di Shabaqa, in merito alla prima divina manifestazione di Ptah, fu scritto: "Colui che si manifesta come il cuore, colui che si manifesta come la lingua, a somiglianza di Atùm, è Ptah, l'antichissimo, che diede vita a tutti i Neteru". In questa brevissima frase i teologi vollero ribadire che il "cuore e la lingua hanno potere su tutte le membra poiché la lingua descrive ciò che il cuore concepisce. Così Ptah per mezzo di questi organi, nel ri-creare la Grande Enneade dette origine a tutte "le qualità delle cose per mezzo del Desiderio del suo cuore e della Parola della sua lingua".

Sull'Enneade fu invece detto che "il seme e la mano di Atùm", divenero poi i "denti e le labbra di Ptah" quindi, successivamente, queste dettero un nome a ogni cosa, conferendo ad essa l'esistenza. Da questo istante, secondo la teogonia memphisiana, "i principii e le qualità", rappresentati complessivamente dall'Enneade, poterono "entrare in tutte le specie di cose" (minerali, vegetali, animali) e manifestarsi attraverso queste. In conclusione non è azzardato definire i teologi dell'antica Memphis come precursori delle dottrine teogoniche bibliche nelle quali "la creazione" avvenne per mezzo della "Parola"o "Verbo".

 

IL PRIMO ATTO CREATIVO

E LA GENERAZIONE DEI NETERU

SECONDO I TEOLOGI DELLA CITTA` ERMOPOLI

Ermopoli fu la città che si consacrò al culto del dio Toth il quale fu, per eccellenza, la divinità della "Sacra Conoscenza". Toth, o Ermes come veniva chiamato dai greci, fu il Signore della Scrittura, dei Numeri, della Misura e del Tempo. Anche i teologi ermopolitani, nel conservare rispetto e sacra memoria di Atùm, posero Toth alla sommità della creazione-generazione demiurgica. Partendo sempre dal Nun (la sfera primordiale di esistenza del non creato) Toth "creò gli Otto, Diede loro il corpo di un bimbo sacro che uscì da un loto al centro del Nun". Come si può constatare, ad Ermopoli gli Otto Neteru primordiali vennero concepiti, in maniera del tutto singolare, cioè rappresentati da una sola entità. l'OGDOADE.

Il Nun, prima materia per mezzo della quale Toth permise al cosmo di manifestarsi, fu rappresentato come un vitalissimo e ribollente pantano paludoso nel quale, in un continuo turbinio di manifestazioni vitali primordiali presero forma 4 coppie di archetipi divini che furono raffigurati con le immagini di 4 serpenti e di 4 rane. I nomi e i signficati che furono assegnati alle otto divinità archetipiche furono:

NUN (le prime acque e la solidità) NUNET (la liquidità inerte)

HEH (la delimitazione) HEHET (l'infinità spaziale)

KEK (la luminosità) KEKET (l'oscurità)

AMON (il conosciuto) AMONET (il nascosto)

In alcuni testi la coppia Amon-Amonet è sostituta dalla coppia NIAU e NIAUT significanti "il vuoto". Per molti studiosi, i significati teogonici delle quattro coppie primordiali, furono così rappresentati perché ciascuno di questi archetipi divini doveva rappresentare una sorta di "non presenza" che, anche se può sembrare assurdo, risultò essere necessaria per descrivere, in negativo, la realtà materiale rappresentata dal cosmo nascente. Questo principio può essere assimilato a quello cui si riferisce il passo della Genesi: "quando la terra era senza forma e vuota, le tenebre erano sopra la faccia dell'abisso" anche se il Nun non aveva la valenza malefica del "caos" biblico ma raffigurava la "sostanza indefinibile e informe" sede dell'origine eterna ed infinita dell'Universo.

Dopo la "manifestazione dell'Ogdoade", come riportato sulle pareti dei templi di Edfu e di Esna: "Voi gli otto avete creato dal vostro seme un germe (bnn), e avete istillato questo seme nel loto, versando il liquido seminale; l'avete depositato nel Nun, condensandolo in un'unica forma, e il vostro erede ottiene una nascita radiosa assumendo l'aspetto di un bambino" gli otto furono chiamati "i Padri e le Madri" di Ra, poiché il bambino che uscì dal fiore di loto primordiale fu, appunto, Ra, il principio stesso della Luce. Per molti egittologi, Ra rappresentava il disco solare ma questa teoria non è troppo convincente in quanto in molti antichi testi è affermato che Ra, quale divina potenza, "penetra" nel globo solare tanto da renderlo brillante e luminoso. Dunque Ra non era il "Sole" bensì la Luce o ciò che provoca il fenomeno della Luce. In effetti, secondo i teologi ermopolitani Ra è quindi tutto a prescindere da come lo si chiamasse Atùm -Ra a Eliopoli, Ra-Harakthe a Menfi e Amon Ra a Tebe:

"Sono colui che ha creato il cielo e la terra, ha dato forma alle montagne e ha creato tutto ciò che è in alto.
Sono colui che ha creato l'acqua e le onde celestiali..
Sono colui che ha creato il toro per la vacca...
Sono colui che ha creato il cielo e i misteri dei due orizzonti, dove ho messo le anime degli dei.
Sono colui che apre gli occhi per far venire la luce.
Sono colui che chiude gli occhi, per far venire l'oscurità; ai cui ordini le acque del Nilo allagano i paesi stranieri, il cui nome non è conosciuto dagli dei.
Sono colui che ha creato le ore, affinché nascessero i giorni.
Sono colui che ha inaugurato la festa dell'anno nuovo, che ha creato il fiume.
Sono colui che ha creato il fuoco vivente
Sono Khepri al mattino, Ra a mezzogiorno, Atùm alla sera.

 

IL PRIMO ATTO CREATIVO

E LA GENERAZIONE DEI NETERU

SECONDO I TEOLOGI DELLA CITTA` DI TEBE

Le teogonie dei teologi tebani, anche se si stabilirono su posizioni, in apparenza molto differenti dalle altre scuole teologiche, non furono mai in conflitto e in concorrenza con quelle. Infatti per i popoli dell'Antico Egitto, per loro fortuna, il dogma religioso, fu totalmente sconosciuto. Se vi furono lotte molto feroci e distruttive, salvo per rarissimi casi, si verificarono solo sul piano politico ed economico. La teologia tebana si sviluppò, quale continuazione ideale e teologica di quella Ermopolitana, intorno alla triade divina formata dai Neteru Amòn, Mut e Khons. Il culto di queste divinità prese forma nel grande e composito complesso templare di Karnak che in quei tempi fu noto con il nome sacro di "APET-SUT".

Il termine "Apet" significava la femmina dell'ippopotamo il cui grande ventre rappresentava l'utero in gestazione; mentre "Sut" indicava il "luogo" dove questa stessa gestazione avveniva. Karnak, o meglio Apet Sut, in quanto "Luogo Sacro primigenio" doveva rappresentare il luogo in cui era avvenuta la creazione-generazione.

Il racconto mitologico sulla nascita dei Neteru, avvenuta simbolicamente ad Apet-Sut, narra che alle origini del tempo esisteva un serpente, KAM-AT-F significante: "COLUI CHE HA COMPIUTO IL PROPRIO TEMPO". A seguito della sua prima manifestazione il serpente primordiale (Kam-At-f), dopo aver generato il suo unico figlio, IR-TA il "CREATORE DELLA TERRA", si dissolse e, conseguentemente, l'attività generativa fu continuata da quest'ultima divinità. IR-TA, a sua volta, generò gli Otto Neteru primordiali di Ermopoli, fra i quali si trovava, come già detto, Amòn che, sempre secondo la teologia tebana, si proclamò poi, insieme ad Amonet sua opposta polarità, come primo serpente originario. In sintesi, lo sviluppo dell'intera divina generazione fu rappresentato, dai teologi tebani, con quattro divine generazioni.

 

I Generazione

Il serpente primordiale (Kam-At-f) assimilato ad Amon-Ra.

II Generazione

Il serpente Ir-Ta viene assimilato al dio Min-Amon di Luxor.

III Generazione

A questo livello teogonico la Sacra Ogdoade (gli Otto Primordiali), per mezzo dell'azione di Amòn, rigenerò se stessa.

IV Generazione

Il bambino solare, nato dal divino fiore di loto di Ermopoli, Ra, che a sua volta era stato prodotto dagli Otto Primordiali, e definitivamente assimilato ad Amòn.

In sintesi, la teogonia tebana, come affermato da diversi studiosi, propose all'iniziato l'accettazione dell'idea, se pur paradossale, che il futuro è anteriore al passato e che, in virtù di questo principio, qualora lo si comprenda fino in fondo, ognuno potrà e dovrà divenire il nonno di se stesso. In altro modo i paradossi tebani non potrebbero essere compresi.

CONCLUSIONE

La saggezza dell’Antico Egitto ha tramandato, come è noto, moltissimi altri insegnamenti ai quali non possiamo in questa occasione fare riferimento. Questo lavoro è solamente un quaderno di appunti per i nostri compagni di viaggio.

Una conclusione su un tema come quello della NASCITA DEGLI DEI non esiste, anzi, ogni riflessione suggerisce una domanda e ad ogni domanda ne segue inevitabilmente un’altra.

Perché tutto è cominciato ?
Esiste, veramente, un momento iniziale ?
Quale è il Fine ?
Perché, oltre a quella della divinità, anche l’umana esistenza ?
Quale è il ruolo dell’uomo nel Grande Geometrico Disegno ?
E la sua Natura ?
E il suo rapporto con Dio-gli Dei ?

La leggenda racconta di un’età in cui uomini e dei viveano insieme mutuando la propria esperienza. Con il passare delle Ere, si sarebbero affrancati gli uni dagli altri proseguendo verso due diversi destini separati.

Gli uomini avrebbero conservato nella "Tradizione" l’Antico Sapere ma, continuando in avanti il loro cammino, avrebbero alla fine perso la consapevolezza di ciò che essa conteneva; non ricordarono più e si smarrirono in mezzo al Grande Universo.

Nelle magiche notti della terra di Kemit, quando il Cielo e le Stelle sembrano, come mai, tanto vicini, rimaniamo incantati ad osservare il mantello sfavillante di luci che comprende la volta celeste ... e il nostro Grande Mistero ...

" Sono venuto qui per vedere il mio corpo al fine di esaminare la mia immagine che è nella Duat" ....

"Viene allora a Noi, Tu la cui carne veleggia sulle Acque, Tu vieni condotto verso il tuo corpo ...

il Cielo è per la Tua anima, la Terra per il Tuo corpo .... illumina l’oscurità primordiale affinché la ‘carne’ possa vivere e rinnovarsi ...

Tu sei colui che diventa, colui che compie la metamorfosi andando verso l’Oriente" ....

(da " Il Libro di ciò che è nella Duat " )